La Cassazione ha confermato la condanna di Silvio Berlusconi nell’ambito del processo Mediaset ma ha annullato, con rinvio, la parte relativa alla pena accessoria, cioè l’interdizione dai pubblici uffici. La sentenza di appello, infatti, condannava l’ex presidente del Consiglio a 5 anni di interdizione dai pubblici uffici: la Suprema Corte ha deciso di rinviare la determinazione di questa pena accessoria al giudizio di un’altra sezione della Corte di Appello di Milano.
Praticamente la sezione feriale presieduta da Antonio Esposito ha quasi completamente accolto le richieste della Procura di piazza Cavour, con la sola eccezione che l’interdizione dai pubblici uffici nei confronti dell’ex premier dovra’ essere ricalcolata dalla Corte d’appello di Milano.
A questo punto cosa cambia in relazione agli effetti politici della sentenza? Il leader del Pdl è condannato in via definitiva, ma tre dei quattro anni verranno coperti dall’indulto, mentre non sconterà comunque il restante anno in carcere perché ultrasettantenne. L’effetto politicamente più immediato sarebbe stato quello legato all’interdizione dai pubblici uffici (che, votata dal Senato, avrebbe comportato la decadenza da senatore e l’ineleggibilità per il Cav): con il rinvio su questo punto in appello, per il momento Berlusconi non viene estromesso dalla politica attiva.
SOSTENITORI SILVIO ESULTANO, POI DELUSI I sostenitori di Silvio Berlusconi, in attesa vicino alle transenne a due passi da via del Plebiscito, hanno accolto il verdetto della Cassazione sulla sentenza Mediaset con un grido di esultanza. Le bandiere di Forza Italia hanno cominciato a sventolare non appena il giudice ha pronunciato la parola "annullamento". Probabilmente i sostenitori del Cavaliere hanno inteso che si trattava di un verdetto che riguardava tutta la condanna e non solo le pene accessorie. Infatti man mano che le notizie dalla Cassazione hanno cominciato ad essere più precise e chiare anche le bandiere sono state ammainate e il clima è cambiato.
SENTENZA FA IL GIRO DEL MONDO La condanna di Silvio Berlusconi a quattro anni di carcere e il rinvio per l’interdizione dai pubblici uffici e’ la breaking news di tutti i media mondiali. Dalla Bbc a Skynews, ai francesi Le Monde e Le Figaro, la notizia apre i siti dei maggiori quotidiani e tv internazionali.
GLI AVVOCATI DEL CAV NON PARLANO "Non diro’ a". E’ quanto si e’ limitato a dire uno dei legali dello studio Coppi che ha assistito Silvio Berlusconi nel processo Mediaset in Cassazione subito dopo la lettura del dispositivo. Anche alle richieste di un suo commento tecnico sulla sentenza non ha voluto rilasciare dichiarazioni.
"PENA PRINCIPALE DEFINITIVA E ESEGUIBILE" Nessun commento alla decisione della Cassazione sul processo Mediaset da parte del procuratore di Milano Edmondo Bruti Liberati che si e’ limitato a spiegare che ”la pena principale e’ definitiva ed e’ eseguibile”.
CROSETTO, "ORA MINISTRI PDL SI DIMETTANO" ”Ora bisogna vedere chi si dimette dei ministri del Pdl, immagino che una come la Biancofiore si dimetterà”. Lo dice Guido Crosetto, ex Pdl ora passato a Fratelli d’Italia a Sky Tg24 dopo aver ascoltato la sentenza della Corte di Cassazione su Mediaset.
GRILLO, "BERLUSCONI MORTO: LO PIANGE SOLO IL PD" "Berlusconi è morto. Viva Berlusconi! La sua condanna è come la caduta del Muro di Berlino nel 1989". Con queste parole Beppe Grillo, sul suo blog, ha commentato la sentenza Mediaset. Per l’ex comico come "il Muro divise la Germania per 28 anni", così Berlusconi "ha inquinato, corrotto, paralizzato la politica italiana per 21 anni, dalla sua discesa in campo nel 1993 per evitare il fallimento e il carcere. Un muro d’Italia che ci ha separato dalla democrazia. Oggi questo muro, da tempo un simulacro, un’illusione ottica, tenuto in vita dagli effetti speciali dei giornali e della televisione, è caduto". Grillo si chiede anche " Chi piangerà Berlusconi? Non i suoi che, come tutti i servi, cercheranno subito un altro padrone".
EPIFANI, "SENTENZA DA RISPETTARE" "Il Pd ha atteso la sentenza della Corte di Cassazione con un atteggiamento di grande serieta’, privo di qualsiasi forma di speculazione politica. Oggi, dopo il verdetto di condanna, esprime il suo totale rispetto per la sentenza, le motivazioni correlate e il rigore delle procedure seguite. La condanna di Silvio Berlusconi e’ atto di grande rilevanza. Per quanto riguarda il Pd questa condanna va non solo, come e’ naturale, rispettata ma va anche applicata e resa applicabile e a questo spirito si uniformera’ il comportamento del Gruppo parlamentare". Cosi’ il segretario nazionale del Pd, Guglielmo Epifani. "Il Pd, proprio per il rispetto che si deve alla separazione dei poteri, chiede a tutte le forze politiche, e al PDL in particolare, in un momento tanto delicato, di esprimere comportamenti rispettosi delle funzioni e dei poteri della Corte di Cassazione e di non usare forzature di carattere istituzionale, a seguito di una sentenza che muove dall’accertamento dei fatti e non da pregiudizi di alcun tipo. Seguiremo con attenzione il comportamento del Pdl, sapendo che un atteggiamento responsabile – conclude Epifani – rafforzerebbe l’opportunita’ di tenere distinte le vicende giudiziarie da quelle politiche e di Governo, come il Pd ritiene necessario in una fase di crisi grave come quella che sta attraversando il Paese".
NAPOLITANO, STRADA MAESTRA E’ RISPETTO MAGISTRATURA "La strada maestra da seguire è sempre stata quella della fiducia e del rispetto verso la magistratura, che è chiamata a indagare e giudicare in piena autonomia e indipendenza alla luce di principi costituzionali e secondo le procedure di legge. In questa occasione attorno al processo in Cassazione per il caso Mediaset e all’attesa della sentenza, il clima è stato più rispettoso e disteso che in occasione di altri procedimenti in cui era coinvolto l’on. Berlusconi. E penso che ciò sia stato positivo per tutti. Ritengo ed auspico che possano ora aprirsi condizioni più favorevoli per l’esame, in Parlamento, di quei problemi relativi all’amministrazione della giustizia, già efficacemente prospettati nella relazione del gruppo di lavoro da me istituito il 30 marzo scorso. Per uscire dalla crisi in cui si trova e per darsi una nuova prospettiva di sviluppo, il paese ha bisogno di ritrovare serenità e coesione su temi istituzionali di cruciale importanza che lo hanno visto per troppi anni aspramente diviso e impotente a riformarsi". Così il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in una nota.
































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