‘Il generale agosto farà il resto’, diceva negli anni ’80 Bettino Craxi quando i governi del pentapartito scricchiolavano a ridosso della chiusura estiva delle Camere e lui faceva affidamento sulla voglia di vacanze di deputati e senatori. Perche’ gia’ all’epoca i parlamentari consideravano le vacanze un diritto intoccabile: e di fronte all’idea di perdere anche solo un giorno di riposo erano pronti ad approvare i disegni di legge piu’ spinosi o a far rientrare le crisi di governo piu’ insidiose. Ancora prima, negli anni ’60, ad agosto vedevano la luce i cosiddetti ‘governi balneari’, votati in fretta e furia dalle aule parlamentari con il compito dichiarato di restare in carica nel periodo in cui gli italiani (e i loro rappresentanti in Parlamento) andavano a rilassarsi al mare e ai monti.
Niente di nuovo sotto il solleone, dunque. Poche le eccezioni alla regola che vuole i portoni di Camera e Senato chiudere ai primi di agosto per riaprire a settembre inoltrato. Una delle poche volte in cui i parlamentari sono stati costretti a rinviare la partenza per la villeggiatura e’ stata l’anno scorso, quando le turbolenze sui mercati costrinsero il governo Berlusconi ad approvare la manovra anti-crisi in piena calura estiva. Deputati e senatori furono precettati fino al 12 di agosto e i componenti delle commissioni economiche dovettero rientrare dopo due settimane per approvare i provvedimenti. E dire che i parlamentari avevano cercato di allungarsi le ferie. Inizialmente, infatti, i capigruppo avevano deciso di concedere una settimana in piu’ di riposo perche’ un centinaio di parlamentari avevano organizzato per i primi giorni di settembre un pellegrinaggio in Terra Santa. Travolti dalle critiche, i capigruppo avevano poi fatto marcia indietro.
I parlamentari di piu’ lungo corso ricordano l’estate del 1990. Il 27 luglio cinque ministri della sinistra dc (Martinazzoli, Mannino, Mattarella, Misasi e Fracanzani) si dimisero per protesta contro la decisione del presidente del consiglio Giulio Andreotti di mettere la fiducia sulla legge Mammi’ (che avvantaggiava le tv di Berlusconi). L’incubo delle vacanze mozzate porto’ a una soluzione lampo: i ministri furono rimpiazzati e la legge fu approvata il primo agosto. Ma lo scoppio della prima guerra del golfo dopo l’invasione del Kuwait da parte dell’Iraq di Saddam Hussein costrinse ugualmente i parlamentari italiani a restare a Roma per una buona parte di agosto.
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