Compravendita di senatori finalizzata alla caduta del Governo Prodi. Acquisto di disponibili voltagabbana seduti sui banchi del Senato per favorire la fiducia al Governo Berlusconi. Anno di grazia il 2010. Prodi ha definito la squallida operazione messa in atto all’epoca da venditori e compratori di voti, indegni senatori della Repubblica, "un attentato alla democrazia del Paese". Sergio De Gregorio, napoletano, e Valter Lavitola, già editore e direttore di Avanti, i burattinai. Ovviamente interessati a raccattare dall’operazione quattrini importanti e incarichi politici e parapolitici di prestigio. Anche questi finalizzati alla realizzazione di cospicui guadagni personali. La Procura di Napoli ha avviato un’indagine. Intende chiuderla in tempi brevissimi, recuperando il tempo perduto e per venire ad un giudizio lampo. Anche in presenza di nuovi scenari. Sergio De Gregorio ha tirato in ballo il senatore Giuseppe Caforio, anch’egli eletto nelle liste dell’Italia dei Valori. All’epoca ministro dei lavori pubblici, Di Pietro ha depositato un memoriale presso la Procura di Roma. La documentazione è relativa ai cambi di casacca di Scilipoti e Razzi, ex Idv, in occasione del voto di fiducia del 2010 a favore di Silvio Berlusconi. Citato da Sergio De Gregorio, il senatore Giuseppe Caforio è stato comunque già ascoltato, con Romano Prodi e Anna Finocchiaro, dalla Pocura di Napoli come persona informata sui fatti. "Mi chiamò De Gregorio, disse che aveva urgenza di parlarmi. Mi attrezzai, portai con me un registratore, quello era un periodo di caccia ai voti. Incontrai De Gregorio nella clinica in cui era ricoverato. Mi parlò del progetto di un governo di larghe intese, di cui lui sarebbe stato ministro. E se avessi votato in una certa maniera, avrei goduto di un importante ritorno economico". Cinque milioni di euro, non i tre che De Gregorio avrebbe intascato dalla vendita del proprio voto. "Due milioni da versarmi subito tramite bonifico. Disse che poteva disporre di fondi dell’associazione Italiani nel mondo. Rifiutai subito". Come rifiutò un altro senatore Idv, Nino Randazzo, anche lui avvicinato da Sergio De Gregorio. Il senatore Caforio informò immediatamente il presidente dell’Idv, Di Pietro. "Andai a denunciare il tentativo di corruzione al Ministero dei lavori pubblici. Anche per dimostrare che io il partito non l’avrei mai tradito". Di Pietro prese atto: Scilipoti e Razzi erano di pasta scadente, politici furbi opportunisti, rispetto a Caforio. "Il presidente Di Pietro non ha mai sottolineato il mio caso e la mia onestà di senatore al servizio del Paese. Questa è una storia che dovrebbe indignare. Mi auguro sia d’esempio".
Pesanti debiti spinsero De Gregorio ad accettare l’offerta. Tre milioni, e via alle azioni, alle operazioni, agli intrighi, per provocare la caduta del Governo Prodi. De Gregorio cominciò a remare contro la linea dell’Idv, che aveva assicurato l’appoggio a Romano Prodi. A lui si sarebbe rivolto Silvio Berlusconi, a caccia di aiuto. E lui, da uomo politico redento, ora ha confessato tutto ai pm della Procura di Napoli. Si vanno intanto completando il puzzle e la lista dei corrotti veri e mancati che parteciparono al trasloco dall’Idv al centrodestra. Paolo Rossi l’ultimo aggiunto, anche lui in quota Idv. De Gregorio ne ha consegnato il nome all’attenzione dei pm. Avrebbe venduto il proprio voto per soldi. Rossi sarà ascoltato a Napoli come persona informata sui fatti. Nell’ambito dell’inchiesta sulla compravendita di senatori nella quale sono indagati, per corruzione e finanziamenti illeciti, Silvio Berlusconi, Sergio De Gregorio e Valter Lavitola. I magistrati sono intenzionati a chiudere l’inchiesta a stretto giro. La decisione è imminente, questione di giorni. I militari del Nucleo Regionale di Polizia tributaria, coordinati dal colonnello Nicola Altiero, stanno intanto effettuando verifiche sull’attività svolta Da Gregorio in Senato. Sotto la lente d’ingrandimento il 2007. Periodo in cui il senatore, dopo aver lasciato l’Idv per passare al centrodestra, non aveva ancora ricevuto l’intera somma di tre milioni di euro. De Gregorio era stato eletto nella lista Idv con 80.000 voti. Al vaglio degli inquirenti, i verbali delle sedute del Senato, all’epoca non ancora disponibili online. L’obiettivo è accertare se De Gregorio, per sollecitare il pagamento della somma non ancora incassata, facesse ostruzionismo. L’inchiesta della Procura di Napoli si basa su due elementi. Il contenuto della lettera scritta da Lavitola durante la latitanza a Panama destinata a Berlusconi e mai consegnata. Lavitola ricordava al cavaliere quali e quanti favori gli avrebbe fatto, compresa l’operazione di corruzione di De Gregorio. Punto secondo, la dichiarazione resa da De Gregorio ai pm a dicembre 2012. Un’ampia confessione sulle vicende politiche che lo hanno visto protagonista, a suo dire non trasparenti. Detto da lui, è davvero il massimo. Uno spaccato d’Italia che semina tristezza e lascia basiti. Sorpresi no: il Paese della politica è questo.
































Discussione su questo articolo