BUENOS AIRES – Desolazione, solidarietà e, come non potrebbe essere altrimenti, un corale ‘ha piovuto – governo ladro’. É questa l’inevitabile triplice conseguenza dei diluvi abbattutisi in poche ore tra martedì e mercoledì, prima nella zona nord ovest di Buenos Aires e poi nella città di La Plata, una sessantina di chilometri al Sud della capitale. Totale, decine di migliaia di famiglie che hanno perso tutto o subìto danni immensi nelle loro case invase, moltissime, anche da due metri d’acqua irrefrenabile, e, a La Plata, almeno venti persone che non sono state trovate dai loro familiari. Le immagini e le cronache trasmesse da giorni dalle tv argentine sono piú o meno un dolorosissimo deja vu. Disperazione della gente colpita che mostra alle telecamere come si é ridotto gran parte di ció che possedeva: dai mobili ai letti, dai libri ai vestiti, alle auto sommerse nei garage o incagliate l’una contro l’altra nelle strade, e assicurando all’unisono, specialmente nel caso dei quartieri della classe media della capitale: "Non abbiamo avuto nessun aiuto.
Ci siamo arrabattati da soli con l’aiuto dei vicini". Comprensibile, visto che, come ha ammesso lo stesso governatore ei Buenos Aires, Mauricio Macri (tornato in tutta fretta da un club Meditarrane del Brasile), la pioggia, alle 3 di notte ed in meno di due ore, ha messo in ginocchio 350.000 persone, mentre i soccorritori mobilitati di prima mattina non sono stati piú di 600. Come non poteva essere altrimenti, visto che Macri é un ferreo avversario della presidente Cristina Fernandez, al di lá degli improperi della gente ("Pensa solo ad aumentarci le tasse"), é scattata immediatamente la ritorsione e le feroci battute ironiche, dei politici e dei media legati al governo. Attacchi subito o quasi scomparsi, allorché il diluvio è piombato mercoledí notte a La Plata, dove, in quartieri ben piú poveri, é stata subito catastrofe. Con vecchi trascinati inerti fuori dalle loro misere casupole da vorticosi torrenti. Interi quartieri allagati e con l’acqua che si é ritirata solo con una lentezza angosciante. E a La Plata, é subito accorsa la presidenta Cristina, visitando in particolare la casa della vecchia madre che, come tanti altri suoi vicini, non ha voluto abbandonarla nonostante – come tutti – fosse rimasta senza luce, anche lei per timore dei vandali che, come nel caso della capitale, hanno approfittato della baraonda, per rubacchiare di tutto. E, come era accaduto a Macri – anche se lui non s’é fatto vedere nei quartieri, per lo piú di suoi elettori – anche lei non ha potuto evitare accuse e rampogne. Che si sono trasformate in "que se vaya, que se vaya" ed insulti nei confronti di sua cognata, la ministra del benessere Alicia Kirchner, quando, proveniente da Madrid, ieri, ha visitato un centro di sfollati della cittá. "Agitatori di professione", ha assicurato ai media un suo stretto collaboratore. Insomma, come in qualsiasi altra parte del mondo – per quanto riguarda l’Italia si ricordi il terremoto dell’Aquila – le tragiche conseguenze di un fenomeno climatico, sono state immediatamente sfruttate dai politici per riversarne le colpe contro gli avversari e trarne vantaggio elettorale.
Per contro, come fa da sempre cercando di mantenere il piede in due scarpe – governo peronista e oppositori, peronisti dissidenti compresi -, il governatore della Provincia di Buenos Aires – di cui La Plata è il capoluogo – Daniel Scioli, se l’é cavata, ringraziando la presidenta Crisitina per "l’immediato aiuto proveniente dal governo centrale", che ha mobilitato anche forze dell’esercito per la notte di paura di saccheggi che ha vissuto l’altro ieri la gente rinserrata nelle sue case. E sostenuto che le inondazioni "sono state il frutto di una molteplicitá di fattori, dal cambiamento climatico, allo sviluppo urbano e alle infrastrutture". E di una "tragedia climatica", ha parlato anche il suo collega Macri. Assicurando, come per altro aveva fatto dopo un fortissimo temporale di tre anni fa che aveva provocato le stesse conseguenze in varie zone della capitale, che "non pioveva tanto in tanto poco tempo dal 1906". Insomma, come succede ovunque, la gente subisce i danni, scatta la solidarietá dei vicini, ed i politici menano il can per l’aia. E si difendono dalle accuse, assicurando che faranno di tutto (in questo caso migliorando la canalizzazione delle acque verso il Rio de la Plata) affinché ció non accada piú. Promesse fatte sempre, e rimaste per lo piú lettera morta. E non é da escludere, come é accaduto in Italia, subito dopo il terremoto che ha colpito l’Aquila, che ci sia giá chi si frega le mani, pensando di accaparrarsi gli appalti per tali opere, ovviamente mazzette mediante. In pratica come in tutto il mondo.
































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