Quattro giorni e il decreto legge sulla spending review dovrebbe essere finalmente varato dal Consiglio dei ministri. Il dossier e’ pero’ al momento ‘congelato’ in attesa dell’esito del Consiglio europeo: sara’ il premier Mario Monti infatti a riaprirlo non appena tornera’ a Roma, molto probabilmente domenica, quando potrebbe convocare a Palazzo Chigi una riunione con i ministri (sono stati tutti allertati, in particolare quelli di spesa).
L’Esecutivo, anche in attesa di avere dati certi sul gettito della prima tranche dell’Imu, non avrebbe ancora definito – secondo quanto si apprende – con certezza quale strada percorrere, vale a dire se varare un decreto legge light (che oscilli fra i 5 e i 7 miliardi nel 2012 e fra i 10-12 miliardi nel 2013 e che serva a evitare l’aumento dell’Iva e a reperire risorse per l’emergenza terremoto) oppure dare il via libera a un dl piu’ pesante e anticipare alcune misure della legge di stabilita’ avviando un’operazione di manutenzione dei conti. Scelta che potrebbe rispondere alle esigenze di un mutato quadro macroenomico (di oggi le stime di Confindustria che danno un Pil a -2,4 nel 2012) e alla necessita’ di non farsi sfuggire il pareggio di bilancio l’anno prossimo.
Si tratterebbe pero’, evidenziano fonti di governo, di un’opzione di difficile attuazione in parte a causa del calendario dei lavori parlamentari, che non renderebbe agile l’esame di un provvedimento troppo corposo, e in parte a causa delle tensioni all’interno della maggioranza che rischierebbero di ripercuotersi sull’esame del testo. Ragion per cui l’orientamento prevalente, sempre secondo quanto viene riferito, sarebbe di procedere passo dopo passo, varando subito un pacchetto leggero e riservando per la fine dell’estate la mossa piu’ pesante.
Qualora si scegliesse questa ipotesi vi sarebbe comunque ancora da sciogliere il nodo degli strumenti da utilizzare, viene spiegato dalle medesime fonti, per mettere in campo i risparmi stimati. E anche in questo caso vi sarebbero due scuole di pensiero che si starebbero fronteggiando: una preferirebbe fare leva solo sui tagli alla spesa targati Bondi (e che quindi vanno a intaccare l’acquisto di beni e servizi), l’altra non esclude l’opzione dei tagli lineari. Scelta che vede numerosi ministeri contrari, a partire dalla Sanita’, che rischierebbe cosi’ di dover intervenire sul fronte delle prestazioni.
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