Organizzazioni transnazionali distinte tra loro ma che interagivano sinergicamente ed erano in grado di trafficare quantitativi enormi di cocaina dai Paesi produttori del Sud America ai principali porti europei da dove veniva smistata per essere destinata allo spaccio. Ed al centro di tutto, ancora una volta, le cosche della ‘ndrangheta, in questo caso quelle degli Ietto, Cua e Pipicella, operanti sulla fascia ionica reggina. E’ lo scenario tratteggiato da un’indagine congiunta della Dda di Reggio Calabria e della Procura federale dello Stato di San Paolo in Brasile che in due anni ha portato al sequestro di due tonnellate di cocaina ed oggi si e’ concretizzata con l’arresto, in totale, di 44 persone tra Italia, Europa e Sud America.
Un’indagine complessa, alla quale hanno collaborato anche le polizie di altri sei Paesi europei e che ha avuto un prologo nel dicembre scorso quando, tra Belgio ed Italia, erano state arrestate 22 persone.
In Italia il traffico era gestito dalle tre cosche, che acquistavano e importavano coca dal Sud America fatta arrivare in borsoni sistemati all’ingresso dei container per essere piu’ facilmente recuperabili una volta che i mercantili giungevano nei porti europei. Un ruolo di primo piano nell’organizzazione, per gli inquirenti, aveva Pasquale Bifulco, con una consolidata esperienza nel narcotraffico internazionale. Era lui, per l’accusa, che gestiva personalmente i rapporti con i fornitori sudamericani, avvalendosi della collaborazione di Vito Francesco Zinghini’. Quest’ultimo si e’ recato piu’ volte in Sud America, rimanendovi anche per lunghi periodi, per concordare le modalita’ di importazione della droga e, una volta rientrato in Calabria, riferiva al capo gli esiti delle trattative.
Zinghini’ si preoccupava anche di individuare i canali di smistamento della cocaina in Italia insieme a soggetti operanti nell’hinterland torinese e nel resto del nord Italia. La parte italiana della joint venture della cocaina aveva avviato contatti anche con altre organizzazioni di narcotrafficanti, tra cui una operante in Olanda e capeggiata dal montenegrino Vladan Radoman.
Le indagini, sfociate nell’operazione "Buongustaio" di oggi, sono state condotte dai finanzieri del Nucleo di polizia tributaria di Catanzaro, della sezione Goa del Gico, dello Scico di Roma e, parallelamente, da agenti della polizia federale brasiliana. Gli investigatori hanno individuato i canali di rifornimento e di importazione permettendo cosi’ di intercettare, in giro per l’Europa e soprattutto nel porto di Gioia Tauro, numerosi carichi di cocaina. Un colpo durissimo quello inferto alle cosche con il sequestro delle due tonnellate di droga. Una volta tagliato e immesso sul mercato, lo stupefacente avrebbe fruttato ai narcotrafficanti 400 milioni di euro.
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