"Mi dispiace per Scajola, e’ una brava persona con cui sono in ottimi rapporti". Lo dice ai microfoni di Sky Tg24, Amedeo Matacena. L’ex parlamentare di Fi, commentando i casi di Berlusconi, Scajola, Dell’Utri, ha detto che si tratta "sempre di un problema di politica. A nord hanno usato gli attacchi contro Berlusconi – ha spiegato – a sud il concorso esterno per colpire Forza Italia che va fortissimo. Se si e’ riusciti a condannare me, che sono stato sotto scorta per 20 anni, a questo punto e’ necessaria una profonda e seria riflessione sul 416 bis, che allora e’ un articolo inventato dalla giurisprudenza".
Matacena ha detto che la concessione della scorta alla moglie, "e’ stata una cortesia di Scajola". E riferendosi al suo patrimonio, ha detto di "essere onestamente sorpreso. Non vedo occultamento. Ho ceduto quote di societa’ che derivavano dal lavoro di mio padre a mia moglie dopo che sono uscito dal carcere di Catanzaro". Adesso, Matacena si trova a Dubai: "lo sanno tutti che sono qui. Sono senza passaporto e non mi posso muovere. Faccio il maitre".
Riguardo alla moglie, che dovrebbe tornare in Italia domenica, l’ex deputato aggiunge: "Sicuramente quando arrivera’ penso la tratterranno in carcere, spero fino a quando non la sentiranno, e che poi le concedano gli arresti domiciliari anche perche’ e’ donna con un minore o che le diano la libertà". "Io e’ da quando sono andato via che penso se tornare o meno – ha aggiunto – questo e’ stato il motivo del litigio e del divorzio da mia moglie, perche lei voleva che non andassi via e io mi ero convinto che fosse utile aspettare da libero le decisioni della Cassazione sul ricorso e della Corte europea dei diritti dell’uomo".
LE INTERCETTAZIONI Nelle conversazioni tra Claudio Scajola e Chiara Rizzo spesso si indicava il figlio di Matacena, ma in realta’ ci si riferiva all’imprenditore latitante. E’ quanto rileva il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Reggio Calabria, Olga Tarzia, che ha emesso l’ordinanza nei confronti di Scajola ed altre sette persone per il favoreggiamento della latitanza di Amedeo Matacena. "E’ possibile rilevare – scrive il giudice – che le conversazioni tra Claudio Scajola e Chiara Rizzo spesso sono schermate, allusive ed indirette, nel tentativo di non fare comprendere, nell’ipotesi di ‘intrusione’, il soggetto cui si riferiscono nei loro dialoghi, alludendo ad esempio in un caso al figlio della Rizzo, ma in realta’ riferendosi ad Amedeo Matacena".
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