"Ci hanno rubato il futuro, il nostro e quello dei nostri figli". Chus Blanco ha 50 anni, lavorava da quando ne aveva 17, con tre ragazzi a carico che ha cresciuto da sola ma, dopo 20 anni da responsabile fiscale in uno studio italiano di consulenza legale, due anni fa è stata licenziata. "Riduzione degli organici e nessun’altra giustificazione", racconta. "Per un anno ho tentato di ricollocarmi nel mio settore, invano. Poi ho cercato lavoretti stagionali, anche come cameriera, ma dicono che sono avanti con l’età e troppo istruita per servire ai tavoli. Ormai il sussidio di disoccupazione è alla fine, mi hanno dato un preavviso di sgombero dalla casa ipotecata, i miei figli dovranno lasciare gli studi, come faccio a non farmi prendere dalla disperazione?" Chus è in fila davanti all’Oficina de Empleo di Avenida del Mediterraneo, zona sud di Madrid, assieme a un esercito di spagnoli di ogni età. Sono arrivati a quota 5.693.100 nel secondo trimestre, la cifra piú alta dai tempi del franchismo, secondo i dati odierni dell’Istituto nazionale di statistica. Il 24,6% della popolazione attiva, uno spagnolo su 4 senza lavoro, oltre un giovane su 2 – il 53,28% di quelli al di sotto dei 25 anni – disoccupato e senza speranze di trovarla forse mai un’occupazione.
Rodrigo Saenz, laureato e con master in gestione aziendale, di anni ne ha 26 e, non avendo mai lavorato, non solo non ha diritto al sussidio, ma dal primo settembre perderà anche la previdenza sociale. Fa parte della cosiddetta ‘generacion perdida’. "Vivo coi miei genitori e due fratelli: mio padre, per 24 anni impiegato di Caja Madrid, ha perduto l’impiego e a mia madre, insegnante in una scuola media, non hanno rinnovato il contratto a termine. Viviamo tutti con la pensione del nonno – spiega – e non sappiamo quanto durerà". Quella di Rodrigo è una delle 1.737.600 famiglie con tutti i componenti senza lavoro. "Credevamo di essere al sicuro, che non sarebbe mai toccato a noi. Invece in tre anni è cambiato tutto, siamo diventati poveri, viviamo spaccando il centesimo, quasi non mangiamo carne". "Sono riuscita a inanellare tre sostituzioni di un mese e cosí lavoreró dal 1 luglio al 15 settembre con 3 contratti diversi, ma mi sento privilegiata", assicura Susana. Ha 32 anni e non ha mai visto un contratto a tempo indeterminato, nonostante la laurea in Finanza e gestione di impresa, ed è felice per le 10 settimane che l’aspettano come commessa, nel reparto cosmetici di un centro commerciale.
Il futuro è un’enorme incognita con l’economia in caduta libera, la recessione al 2% del Pil per il 2012 – secondo le stime del governo – e che proseguirà fino al 2014, la perdita di posti di lavoro nell’industria (-21.000 posti fra aprile e giugno) come nell’agricoltura (-44.000). Assieme ai tagli da 65 miliardi e all’austerity forzata, un cocktail micidiale, che ha inibito anche l’effetto positivo dell’aumento dell’impiego nei servizi (+42.800) per l’inizio della stagione estiva e la spinta del turismo.
I tassi di disoccupazione record in Andalusia (+33,9%) e alle Canarie (+33,3%) ne sono la riprova. La città autonoma di Ceuta, enclave spagnola in Marocco, ha il non invidiabile record di disoccupazione dell’Europa a 27, con un tasso del 39%. D’altra parte, la ripresa stagionale nell’edilizia (+6.500 posti) nulla puó rispetto alla distruzione di lavoro nella pubblica amministrazione (63.000 impiegati in meno fra aprile e giugno).
I sindacati Union General Trabajadores e Comisiones Obreras accusano il governo di Mariano Rajoy di aver varato una seconda riforma del lavoro, dopo quella di Zapatero, che ha "come unico effetto la moltiplicazione per cinque dei procedimenti di cassa integrazione e dei licenziamenti".
Da parte sua l’esecutivo, oggi con la portavoce e vicepremier, Soraya Sanz de Santamaria, assicura che la strage di posti "ha origine indubbiamente nella recessione economica", per cui "per migliorare questa situazione il governo continuerà a ridurre il deficit e a fare riforme strutturali". Una medicina che si sta rivelando peggiore della malattia e che ha portato il paziente all’agonia. Al punto che oggi la Commissione Europea ha esortato la Spagna a fare di piú per ridurre un tasso di disoccupazione definito "inaccettabile".
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