"Con la Merkel c’e’ un ottimo rapporto" e "non c’e’ polemica con il governo tedesco su flessibilita’ e stabilita’". Matteo Renzi dopo la durissima frizione di ieri con la Germania dei falchi rigoristi non usa giri di parole. E va al punto, inviando il suo messaggio alla Bundesbank: non si immischi. "Non e’ compito suo partecipare alla politica italiana". Anche perche’ l’Europa "e’ dei cittadini – sono loro i nostri ‘stakeholder, gli azionisti’ – e non dei banchieri, tedeschi o italiani", dice forte anche delle frasi appena giunte dalla cancelleria di Berlino che lui ringrazia pubblicamente.
Poco prima della conferenza stampa con Jose’ Manuel Barroso a Villa Madama, il governo tedesco aveva infatti chiarito, prendendo di fatto le distanze da Jens Weidmann, presidente della banca centrale tedesca, che ieri aveva scatenato l’ira di Palazzo Chigi. La Buba "e’ un organismo indipendente: Germania e Italia remano nella stessa direzione" e "vogliono una Ue competitiva", spiegava il portavoce di Frau Angela sottolineando che "la nostra posizione e’ chiara".
Discorso chiuso, sembra essere stato il pensiero del premier prima di rilanciare le riforme – i suoi 1000 giorni in cui punta a fare un "restyling" del paese – per un cambiamento "profondo e un’Italia piu’ forte". Il presidente uscente della commissione Ue lo ascolta attento e gli fa sponda. "Abbiamo bisogno di un’Italia forte" e la "sosteniamo. Sosteniamo i suoi obiettivi chiari, le sue riforme e l’entusiasmo", dice l’ex premier portoghese ricordando che non e’ l’Ue a imporre le riforme ma e’ il paese che ne ha "bisogno".
Aprendo anche molto sull’idea di quei margini di flessibilita’ che Roma rivendica a Bruxelles e su cui ha legato – ricorda il premier – il suo via libera alla nomina di Juncker, "certo che rispettera’" l’accordo raggiunto a Ypres sull’agenda per i prossimi 5 anni. Barroso lancia poi un vero e proprio assist a Renzi. E non solo ricordando che "c’e’ bisogno di investimenti per la crescita" che e’ importante "quanto la stabilita’". Ma anche, e soprattutto, citando "l’importanza di tener presente" – come gia’ previsto dal patto, le cui regole vanno comunque rispettate perche’ ‘pacta sunt servanda’ – il deficit strutturale, oltre a quello nominale. Un’apertura di non poco conto che puo’ aprire spazi di manovra per Roma, che gia’ da lunedi’ all’Eurogruppo potra’ testare le reali aperture di Bruxelles.
La "flessibilita’ non e’ una richiesta dell’Italia ma serve all’Ue", ricorda comunque il premier che nella sua ‘prima’ da presidente di turno Ue con la Commissione, non dimentica di tornare anche su uno dei suoi cavalli di battaglia, l’immigrazione per cui torna a rivendicare un ruolo e un impegno dell’Ue anche a fronte degli arrivi "record" di queste ore: il Mediterraneo non e’ un mare italiano, e’ il confine, il cuore dell’Europa, ribadisce ancora una volta lanciando anche la proposta di un ufficio dell’Unhcr, appena ci sara’ il nuovo Governo, in Libia, paese "da cui arriva il 96%" degli immigrati. E Barroso ringrazia l’Italia per le vite che sta salvando con Mare Nostrum, ricordando che "da tempo la commissione chiede maggiore cooperazione".
Il presidente uscente dell’Ue non dimentica anche di sottolineare il suo apprezzamento per il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, indicandolo come un presidente europeo ideale. E ci tiene a ricordare un aneddoto, quello del suo primo incontro con Renzi, ancora sindaco di Firenze, quando gli disse "sarai premier". Renzi incassa oggi un altro punto (forse piu’ di uno) a suo favore. Anche da quella stampa internazionale che – tranne qualche testata piu’ conservatrice – lo sostiene elogiandone la "leadership europea" (El Pais) o ospitando commenti a suo favore: ‘puo’ controbilanciare la Merkel e insieme possono ridisegnare l’Europa", riporta oggi il Financial Times.
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