Il tribunale si trova a due passi dalla sua colonia penale, a Berezniki, sugli Urali, ma il presidente le aveva negato di partecipare personalmente all’udienza per l’esame della sua richiesta di liberazione anticipata, concedendole solo un collegamento video: per questo oggi Maria Aliokhina, una delle tre Pussy Riot condannate a due anni per una preghiera punk anti Putin nella cattedrale ortodossa di Mosca, ha annunciato uno sciopero della fame finche’ non le sara’ riconosciuto il suo diritto di essere presente in aula. E ha chiesto ai suoi avvocati di astenersi dal partecipare all’udienza, che dopo la sua protesta e’ stata rinviata a domani. ‘Masha’, condannata per teppismo motivato dall’incitazione all’odio religioso, aveva ricusato anche il presidente del tribunale e il rappresentante dell’accusa, ma entrambe le istanze sono state respinte. ‘Lasciamo alla troika – il giudice, il procuratore e il rappresentante della colonia penale – di decidere il mio destino senza contradditorio’, ha dichiarato sarcasticamente prima di tornare in cella, evocando le famigerate troike dell’Nkvd (l’antenato del Kgb) nei processi legati alle Purghe staliniane.
Finora l’arma dello sciopero della fame era stata usata solo da Nadezhda Tolokonnikova, considerata la leader del gruppo: vi aveva fatto ricorso lo scorso luglio per protestare contro la decisione del tribunale di Mosca di concederle solo cinque giorni di tempo per esaminare il suo fascicolo nel processo per il blitz nella cattedrale moscovita. Anche Nadezhda aveva chiesto recentemente la liberazione anticipata, prevista per tutti i detenuti dopo l’espiazione di meta’ della pena, ma alla fine di aprile se l’era vista rifiutare perche’ aveva ricevuto sanzioni disciplinari in carcere e non si era pentita (circostanza non richiesta dalla legge per essere scarcerati a meta’ pena). A suo sfavore anche la mancata partecipazione a concorsi interni tra cui quello di bellezza ‘miss fascino’ e quello canoro ‘Viburno rosso’. Alla Tolokhonnikova, in carcere in Mordovia, era stato pero’ concesso di partecipare all’udienza. ‘In genere, gli interessati partecipano alle udienze relative alle loro richieste di liberazione anticipata, non so perche’ il tribunale ha preso questa decisione’, ha osservato Irina Khrunova, difensore della Aliokhina. Anche Maria ha ricevuto sanzioni disciplinari. Nelle ultime settimane due tribunali diversi ne hanno cancellato tre su quattro, ma ne basta una per impedire al giudice la liberazione anticipata. La mamma della detenuta ha detto di rispettare lo sciopero della fame annunciato dalla figlia: ‘e’ una decisione ponderata’. Il gruppo artistico contestatario Voina’, di cui facevano parte alcune Pussy Riot, ha definito Maria una ‘super eroina: fare lo sciopero della fame ed esporsi a ritorsioni in prigione per partecipare ad un processo perso in partenza e’ puro eroismo’. Se fosse liberata, pero’, Greenpeace e’ gia’ pronto ad offrirle un lavoro.
Intanto ieri, assecondando la sacra alleanza tra Cremlino e Chiesa ortodossa, la Duma – il ramo basso del parlamento russo – ha approvato a stragrande maggioranza in seconda lettura (la terza e’ solo formale) un emendamento che introduce il nuovo reato di offesa dei sentimenti religiosi: pena massima prevista 3 anni di reclusione o 500 mila rubli (12 mila euro) di multa. Un monito contro altre Pussy Riot.
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