Libera per andare in convento, anzi no. E’ sempre piú battaglia giudiziaria sulla scarcerazione di Michelle Martin, ex moglie del ‘mostro di Marcinelle’, Marc Dutroux, decisa oggi dal tribunale per l’applicazione della pena (Tap) di Mons, ma subito rinviata. La sentenza ha scatenato in Belgio un’ondata di indignazione e proteste: i familiari delle vittime costituite parte civile e il procuratore generale di Mons hanno subito presentato un ricorso in Cassazione che ha sospeso l’uscita dal carcere di Martin. Questa mattina i giudici del Tap avevano deciso di accogliere l’ennesima richiesta di liberta’ condizionata – possibilita’ prevista per chi ha gia’ scontato almeno meta’ della pena – presentata dall’avvocato dell’ex signora Dutroux. La quale, condannata a 30 anni di reclusione per complicita’ nel rapimento di sei bambine e per la morte di due di loro, dopo averne gia’ trascorsi in prigione 16, potrebbe ora finire di scontare la sua pena nel convento delle Clarisse di Malonne, localita’ a una sessantina di chilometri a Sud di Bruxelles.
Il caso di pedofilia di cui sono stati riconosciuti colpevoli Dutroux e l’ex moglie ha profondamente scosso l’opinione pubblica belga e rappresentano la pagina piu’ buia della cronaca nera nazionale degli ultimi decenni. In seguito alle indagini avviate dopo la scomparsa di alcune bambine e adolescenti in diverse localita’ del Belgio, il 12 agosto del 1996 la polizia ferma due sospetti: Dutroux e la moglie. Tre giorni dopo, in un locale nascosto nella cantina della loro abitazione di Marcinelle, gli agenti trovano Laetitia Delhez e Sabine Dardenne, di 14 e 12 anni, sequestrate alcuni giorni prima e seviziate. Le due piccole sono terrorizzate ma in discrete condizioni. Il 17 agosto, nel giardino di un’altra casa utilizzata da Dutroux, la polizia scopre i corpi di Julie Lejeune e Melissa Russo, entrambe di nove anni, scomparse nei pressi di Liegi nel giugno del ’95. E all’inizio di settembre altri due corpi, quelli di An Marchal, 17 ani, e di Effje Lambrecks, 19 anni, vengono ritrovati in un’altra casa a disposizione del ‘mostro’.
Nel giugno del 2004, al termine del processo svoltosi presso la Corte di assise di Arlon, arriva il verdetto della giuria popolare che condanna Dutroux all’ergastolo e riconosce la moglie colpevole di complicita’ nei sei rapimenti e nelle torture che hanno causato la morte Julie e Melissa. Durante il procedimento Martin, con alle spalle un’infanzia molto difficile e un diploma di insegnante, si giustifica sostenendo di essere stata vittima delle violenze e delle pressioni psicologiche subite dal marito, una situazione che le ha impedito di intervenire per salvare le vita delle bambine. Ma una perizia psichiatrica respinge questa tesi: la donna e’ sempre stata capace di intendere e volere. I parenti delle vittime – che hanno accolto con grande dolore, stupore e rabbia la notizia odierna – e il procuratore generale di Mons, Claude Michaux, hanno deciso di presentare subito ricorso davanti alla Corte di Cassazione contro la decisione del Tap. Un’azione legale che di fatto sospende la possibilita’ che le porte del carcere possano aprirsi per l’ex moglie del mostro, oggi 52enne, prima della decisione definitiva della Cassazione che dovrebbe arrivare entro 30 giorni.
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