Un patto tra i due, gia’ domani, e’ forse prematuro visto che Matteo Renzi non ha ancora sciolto la riserva e le indecisioni sulla corsa congressuale. Ma sicuramente il premier Enrico Letta ed il sindaco, nell’incontro a margine della visita del presidente del consiglio a Firenze, si annuseranno a vicenda per capire l’uno le intenzioni dell’altro. E se sara’ possibile, e per quanto tempo, la convivenza tra Letta a Palazzo Chigi e Renzi alla guida del Pd.
Alla vigilia dei ballottaggi, tutti nel Pd tengono i toni bassi per cercare di mandare in porta i risultati incoraggianti del primo turno. Il vero confronto, e scontro, sul congresso comincera’ da martedi’, quando la commissione Congresso iniziera’ a riunirsi per decidere su regole e modalita’ della sfida autunnale. La prima novita’ e’ che iscritti vecchi e nuovi potranno registrarsi anche on line, e non piu’ solo nei circoli, un modo per aiutare la partecipazione e anche per evitare tesseramenti gonfiati.
Dalle regole dipendera’, in buona parte, il si’ o il no di Renzi alla candidatura ed i suoi, come ammette Salvatore Vassallo, sono gia’ pronti a vigilare perche’ ‘non siano fatte anche stavolta per remare contro’ il sindaco. Ma il nocciolo della scelta dell’ex rottamatore e’ politico e personale, ovvero capire se la segreteria e’ un passaggio necessario per poi arrivare a Palazzo Chigi o, al contrario, rischia di logorarlo.
Dubbi che probabilmente Renzi ripetera’ a Letta in un incontro che non avra’ i caratteri dell’ufficialita’ ma fa seguito all’impegno, che i due avevano preso, di vedersi periodicamente per uno scambio di consigli. I due si conoscono da tanto tempo, si stimano e anche pubblicamente si dicono ‘tifosi’ uno dell’altro. Dal canto suo, l’ex vicesegretario del Pd e’ talmente concentrato nell’impegno di governo che vuole restare neutro sulle vicende congressuali e non ha intenzione di mettere il bastone tra le ruote ad un’eventuale candidatura del sindaco alla segreteria. La via dell’incontro sembra quindi quasi inevitabile ma, spiega un fedelissimo del premier, ‘non so se domani arriveranno al punto dei consigli o degli accordi che forse sono prematuri’. Al tempo stesso, pero’, Renzi non intende rinunciare ad essere se stesso, ovvero uno che senza troppi peli sulla lingua dice la sua. Sul partito che ‘la prossima volta bisognera’ che abbia meno puzza sotto il naso e vada a prendere i voti dei delusi del centrodestra’. E sul governo che ha successo solo se fa le cose. ‘I cittadini – spiega il sindaco – non sono interessati a chi fa il segretario, chi il presidente ma chiedono se siamo o non siamo in condizione di realizzare le cose che si dicono da 20 anni’.
Ma se Letta restera’ defilato nella battaglia congressuale, gli altri big studiano le mosse e affilano le armi in vista di un appuntamento per molti considerato come il momento della verita’ sulla vita del Pd. Massimo D’Alema che sostiene, insieme ai Giovani Turchi, Gianni Cuperlo, viene descritto come molto impegnato ad aprire ad energie nuove la sua fondazione ‘Italianieuropei’. Anche l’ex segretario Pier Luigi Bersani non ha intenzione di restare a guardare ma punta a dare il suo contributo per sostenere idee e candidature diverse da quella del sindaco di Firenze. E anche Giuseppe Fioroni non esclude un suo candidato se le alternative saranno ‘tra la sinistra liberal Obama-Briatore di Renzi e la socialdemocrazia’. Chi, invece, pur tirato e chiamato da varie parti, si chiama fuori e’ il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti che per ora ha intenzione, spiegano i suoi, di concentrarsi sul solo compito amministrativo.
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