"In questo santuario di Nostra Signora di Madhu, ogni pellegrino si può sentire a casa. Qui Srilankesi, Tamil e Singalesi, tutti giungono come membri di un’unica famiglia". Queste le parole pronunciate oggi da Papa Francesco nel corso del suo secondo giorno in Sri Lanka, durante la Preghiera Mariana al santuario di Nostra Signora del Rosario a Madhu, zona che è stata teatro di innumerevoli violenze, sia legate alle persecuzioni avvenute ai danni dei cattolici da parte dei calvinisti, sia alla brutalità della recente guerra civile (1983-2009) combattuta tra le forze armate dello Sri Lanka e il movimento delle Tigri Tamil, che rivendicava l’indipendenza del nord-est dell’isola.
Il Pontefice si è rivolto in particolar modo alle "famiglie che hanno sofferto immensamente nel lungo conflitto che ha lacerato il cuore dello Sri Lanka". "Molte persone – ha aggiunto – dal nord e dal sud egualmente, sono state uccise nella terribile violenza e nello spargimento di sangue di questi anni. Nessun Srilankese può dimenticare i tragici eventi legati a questo stesso luogo", divenuto campo profughi riconosciuto dalle parti in lotta "o il triste giorno in cui la venerabile statua di Maria, risalente all’arrivo dei primi cristiani in Sri Lanka, venne portata via dal suo santuario". Ed è proprio all’interno del santuario che il Santo Padre ha ringraziato la Madonna dopo tanto odio, tanta violenza e tanta distruzione "per aver protetto il popolo dello Sri Lanka da tanti pericoli, passati e presenti. Maria non dimentica mai i suoi figli di questa splendida Isola. Come è sempre rimasta accanto al suo Figlio sulla Croce, così è sempre rimasta accanto ai suoi figli Srilankesi sofferenti".
Nel "difficile sforzo di perdonare e di trovare la pace, Maria – ha continuato il Pontefice – è sempre qui ad incoraggiarci, a guidarci, a farci fare un altro passo. Proprio come lei ha perdonato gli uccisori di suo Figlio ai piedi della sua croce, tenendo tra le braccia il suo corpo senza vita, così ora lei vuole guidare gli Srilankesi ad una più grande riconciliazione" conducendo gli "Srilankesi di entrambe le comunità Tamil e Singalese per ricostruire l’unità che è stata perduta". Nella prospettiva di "un rinnovato spirito di riconciliazione e fratellanza" Papa Francesco ha auspicato quindi che "tutti possano trovare ispirazione e forza per costruire un futuro di riconciliazione, di giustizia e di pace per i figli di questa amata terra". Sempre questa mattina è avvenuta inoltre la canonizzazione del primo santo srilankese, Giuseppe Vaz, con una messa presenziata dal Pontefice nella capitale Colombo.
"Celebriamo la canonizzazione del grande missionario del Vangelo san Giuseppe Vaz che – ha affermato Papa Francesco – come innumerevoli altri missionari nella storia della Chiesa, ha risposto al comando del Signore risorto di fare discepoli tutti i popoli". Ricordando il sacerdote natio di Goa, san Giuseppe Vaz, il Santo Padre lo ha descritto come un "sacerdote esemplare" che "ci ha mostrato l’importanza di superare le divisioni religiose nel servizio della pace". "Ispirato da zelo missionario e da un grande amore per queste popolazioni – ha aggiunto il Papa – a causa della persecuzione religiosa in atto, si vestiva come un mendicante, adempiva ai suoi doveri sacerdotali incontrando in segreto i fedeli, spesso di notte. I suoi sforzi hanno dato forza spirituale e morale alla popolazione cattolica assediata".
































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