“Meno chiacchiere, come quelle che abbiamo sentito in questi mesi, e più fatti. Noi abbiamo due poli produttivi in Italia, a Firenze e a Modena, e poi, come tutti, andiamo a cercare qualità e convenienza in giro per il mondo. Le tele dei jeans, di cui rilanceremo la linea nei prossimi giorni, in Turchia piuttosto che il nylon in Cina dove ci sono aziende con 4mila dipendenti che lavorano per le griffe. In Italia, oltre alle tasse, alla burocrazia, alla complessità del mercato del lavoro, e parlo della semplice assunzione di un cocopro, sono venute meno anche le competenze. Per questo sarebbe ora che Renzi pensasse a realizzare piani industriali per i settori che tirano, e vedrà che anche la moda tornerà a casa. Perché un’azienda non può fallire per creare posti di lavoro in Italia". Lo afferma Tomaso Trussardi, erede della casa del levriero, in una intervista al Quotidiano nazionale.
"Purtroppo in Italia la ripresa non si vede. E chi deve tirare la fine del mese, anche se ha ricevuto 80 euro in più in busta paga, non corre a fare shopping. E così, complice anche la minore capacità di spesa dei turisti russi o cinesi, si registra un calo delle vendite. Il 2015 dovrebbe essere un anno di consolidamento e, credo, che ci giocheremo tutto nel 2016 e nel 2017".
Della sua maison dice: "Noi abbiamo puntato sulla Russia, dove nonostante la frenata dell’economia c’è ancora una forte richiesta per il ‘made in Italy’, sulla Cina, dove abbiamo oltre 40 negozi sugli oltre 150 monomarca nel mondo, e sul Middle East. Passando dalle vendite al tema della produzione, un’azienda della moda e del lusso, così come tutte le imprese, per stare sul mercato deve essere competitiva. Produce dove il costo del lavoro non è il più alto del mondo. E i profitti, come sostiene qualcuno, non sono così elevati, parliamo di ricariche da sei fino al massimo di otto volte i costi di produzione a cui però vanno aggiunti tutti gli altri costi, dai trasporti al marketing, dalla pubblicità alla distribuzione".