Nascono come funghi tanti nuovi comitati per le questioni che riguardano gli italiani nel mondo, tante proposte per la ristorazione Italiana, tanti disegni di legge per istituire altri istituti di cultura: non si capisce se è un gioco o se sono io che sto sognando. Sono giunto all’amara conclusione che questi signori non hanno ben inteso quali sono i veri drammi del popolo italiano nel mondo; invece di creare nuove strutture perché non potenziare e rivedere quelle esistenti? Ritorniamo sempre alle solite domande: tutti questi parlamentari esteri, COMITES, CGIE, patronati, consolati, COASIT e tutte le decine e decine di associazioni, tutte in difesa degli italiani all’estero, tutte che si affannano ad offrire ufficialmente assistenza gratuita, sono veramente cosi’ altruiste e volenterose come si dichiarano? O sotto sotto nascondono il piccolo particolare che tutto questo carrozzone costa e non poco?!
Pensiamo per un solo istante se tutte queste strutture, compresi i parlamentari esteri, fossero accorpati in un unico soggetto ben inquadrato istituzionalmente, gerarchicamente e finanziariamente: quanto si risparmierebbe in soldoni? Ovvio che in questo settore la spending review e la conseguente eliminazione degli evidenti sprechi derivanti dalla moltiplicazione dei pani, ovvero delle cariche fintamente onorifiche, non potranno mai cominciare, perché dietro a queste strutture elefantiache ci sono troppi interessi e troppi giochi in ballo.
In quanto alla difesa del Made in Italy, finché non si cambierà mentalità e non si stabiliranno regole certe, il fenomeno tarocchi non potrà essere debellato, anche perchè dietro al falso Made in Italy ci sono spesso imprenditori italiani all’estero, ai quali peraltro i nostri Presidenti concedono le medaglie da Cavaliere del lavoro, l’ennesima targa da esporre, mentre si acuiscono i problemi dei ristoranti nel mondo.
Mi spiace dover ritornare ancora sulla stessa questione: non si capisce come mai tutti i parlamentari eletti all’estero fanno a gara per inventarsi targhe e bollini di qualità a favore dei ristoratori italiani; anche Picchi (PdL) la scorsa legislatura presentò un disegno di legge sulla valorizzazione dei ristoranti, e Razzi (ex Idv, oggi PdL) addirittura ebbe la brillante idea di una qualifica, "ottimo", in netto contrasto con un’altra, il marchio di "qualità" assegnato dalle UnionCamere e da alcuni ministeri. Tutta questa proliferazione mi sembra piuttosto accanimento di giudizio sui ristoranti italiani nel mondo e non lo capisco. Valorizzare cosa? Questi illustri firmatari di questo disegno di legge conoscono i problemi della ristorazione italiana nel mondo?
Incomincio a pensare che forse sono di troppo in questo mondo di altruisti. Vogliamo difendere il Made in Italy e poi vendiamo le nostre aziende italiane alla Cina. Bah.
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