Sempre più cervelli in fuga dall’Italia. Un’esperienza professionale all’estero è già realtà per oltre 2 ingegneri su 10. Si conferma in questo modo "il ruolo di rilievo e di elevate competenze riconosciute ai professionisti italiani". Lo si legge nel dossier realizzato dal Centro studi dell’Ordine nazionale della categoria; dal documento risulta che "ben il 5% degli ingegneri che sono attivi nell’industria, o nei servizi, lavora attualmente all’estero ed il 18% ha operato in ambito internazionale in passato".
Nel complesso, dunque, il 23% vanta un’opportunità lavorativa oltreconfine, "il 31% ha, invece, in programma di cercare chance all’estero" quanto prima. Studiano in Italia, si formano nelle università del BelPaese, e poi offrono il loro sapere e le loro conoscenza al mondo.
Le motivazioni dell’emigrazione, sottolinea il Centro studi, risiedono nella ricerca di "migliori condizioni remunerative e contrattuali che l’Italia non offre (53%)". A pesare, poi, "le possibilità di crescita professionale (45%) e gli avanzamenti di carriera per più stringenti criteri meritocratici (30%). Il lavoro all’estero e’ certamente un’opportunità di crescita, ma forte e’ anche la sensazione che per molti ingegneri sia una fuga da un Paese, quale l’Italia, in cui l’eguaglianza delle opportunità manca".
Gli ingegneri sottolineano come sia opportuno "non sprecare i molti talenti che il Paese possiede, in termini di capitale umano. Questa è una sfida da affrontare", giacchè da essa dipendono "molte delle possibilità di ripresa".
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