E’ una reazione durissima, senza precedenti, quella della Santa Sede sulle accuse, che definisce ‘false’, di complicita’ nella fuga di documenti riservati apparse a proposito di tre personalita’ vaticane vicine al Papa su due quotidiani, prima in Germania su Die Welt e oggi, una settimana dopo, in Italia su La Repubblica. La Segreteria di Stato ha espresso ‘ferma e totale riprovazione’ per tali pubblicazioni, ‘non fondate su argomenti oggettivi e gravemente lesive dell’onorabilita’ delle persone interessate, da molti anni al fedele servizio del Santo Padre’. Per il piu’ alto organo della Curia vaticana, ‘il fatto che non siano stati ancora resi noti i risultati delle indagini da parte delle autorita’ a cio’ deputate non legittima in alcun modo la diffusione di interpretazioni e tesi non fondate e false’. ‘Non e’ questa – aggiunge – l’informazione a cui il pubblico ha diritto’.
Ma che cosa ha suscitato tanta ‘riprovazione’? L’uscita sulla Repubblica, col titolo in prima pagina ‘svolta sul Corvo del Papa, ‘altri tre sotto inchiesta”, di un lungo articolo in cui si chiamano in causa come presunti ‘corvi’ nel caso Vatileaks – in aggiunta al maggiordomo Paolo Gabriele da sabato agli arresti domiciliari dopo due mesi trascorsi in cella – la segretaria di Ratzinger, la tedesca Ingrid Stampa, l’ex segretario personale Josef Clemens, anch’egli tedesco, e il cardinale Paolo Sardi, ex vice camerlengo e gia’ collaboratore per i testi del Papa. Secondo l’articolo, i tre sarebbero stati anche allontanati dai loro incarichi. A stretto giro, e’ arrivata pero’ la drastica smentita del portavoce vaticano, padre Federico Lombardi. L’articolo, ha sottolineato Lombardi, ‘ricopia’, in parte anche letteralmente, quello ‘firmato da Paul Badde, apparso su Die Welt online una settimana fa (15 luglio), senza aggiungere praticamente nulla se non alcuni argomenti non pertinenti e interpretati on modo infondato’. ‘Ho ripetuto molte volte – ha proseguito il portavoce della Santa Sede – che il fatto di essere sentiti da una commissione nel corso delle sue indagini non significa in alcun modo essere sospettati’, con riferimento alla Commissione cardinalizia d’inchiesta, presieduta dal card. Herranz. ‘Era ovvio che le tre persone indicate nell’articolo possano essere state ascoltate, ma cio’ non dice nulla sul loro essere sospettate di corresponsabilita’ e ‘complicita’ (come afferma – fatto di strema gravita’ – il rimando in prima pagina del giornale)’. ‘Ritengo gravissimo – ha rimarcato Lombardi – gettare simili sospetti su persone degne di rispetto, che hanno svolto con impegno molti anni di servizio totalmente dedicato alla persona del Santo Padre’. Smentito, quindi, anche l”allontanamento’ dai loro incarichi: ‘il card. Sardi ha terminato il suo compito in Segreteria di Stato quando aveva ormai compiuto i 75 anni, la signora Stampa continua a lavorare in Segreteria di Stato, e sua ecc. Clemens e’ Segretario del Pontificio Consiglio dei Laici da diversi anni ed e’ falso che abbia ricevuto dal Papa una lettera come quella descritta nell’articolo di Die Welt (lettera a cui repubblica fa riferimento solo indirettamente’.
Ricordando altre precedenti smentite sempre durante la vicenda Vatileaks, Lombardi non ha esitato a dire che oggi si e’ ‘colmata la misura’. ‘In un tema complesso e delicato come questo – ha concluso -, mi sembra che i lettori di uno dei piu’ diffusi quotidiani italiani meritassero ben altro rispetto della correttezza e della deontologia dell’informazione’. La replica del quotidiano romano e’ affidata all’autore del servizio, Marco Ansaldo: ‘Ho scritto l’articolo dopo aver consultato numerosi fonti interne al Vaticano, dopo giorni di accurata inchiesta – ha affermato -. Confermo che i tre sospettati sono stati ascoltati dalle due commissioni d’inchiesta: quella cardinalizia e quella che si occupa dell’indagine penale’.
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