Tanti è bello. Specie se il numero serve per mostrare i muscoli nei confronti dei propri avversari, sia nel settore commerciale che in quello del consenso politico. E siccome la battaglia si gioca sempre piú spesso sui grandi social network, la bontà dei numeri ‘sbandierati’ diventa un parametro non da poco. Qui peró iniziano le sorprese. Oltre la metà dei fan Twitter di Beppe Grillo sarebbero falsi: profili fantasma buoni solo a fare massa. E’ quanto emerge da uno studio condotto dal professore dello IULM e imprenditore Marco Camisani Calzolari, patron della Digital Evaluations (società con base a Londra specializzata nella misurazione del reale valore dei social media per aziende e vip). La ‘radiografia’ dell’account di Grillo – ottenuta in esclusiva dall’ANSA – è parte di una piú ampia ricerca sui follower Twitter di partiti e/o leader politici italiani, che sarà presentata prossimamente. Ma passiamo ai numeri. Sui circa 600mila fan del comico genovese e guru del Movimento 5 Stelle, quelli ritenuti quasi certamente dei falsi, generati da programmi informatici automatici, sono 327.373. Il 54,5%. I follower sicuramente reali sono invece solo 164.751 (il 27,4% del totale). Il resto è invece composto da un 6,3% di account protetti – dei quali non è possibile controllare le interazioni – e da un 11,6% di incerti.
"I politici, ancor piú delle aziende, hanno bisogno di usare i numeri per mostrare la loro forza in termini di consenso politico", spiega Camisani Calzolari, noto per aver fatto il ‘contropelo’ alle grandi multinazionali. "Fa parte dell’arsenale delle tecniche di comunicazione: chi sbandiera consenso, attrae consenso". E siccome i social network sono uno strumento sempre piú rappresentativo per i capi di partito, il professore ha deciso di sottoporre anche i politici alla cura della verità ai loro account Twitter. "I risultati sono interessanti e soprattutto diversi tra loro", assicura. Per ora sotto la lente di ingrandimento ci è finito Grillo.
Per arrivare ai dati definitivi è stato utilizzato un software in grado di analizzare un campione di 20mila follower individuando ‘sulla base di parametri oggettivi’ quali rispondevano a persone in carne e ossa e quali erano stati sviluppati da programmi automatici. "I risultati – spiega Camisani Calzolari nella ricerca – sono basati su un algoritmo capace di assegnare punti ‘comportamento umano’ e punti ‘comportamento BOT’ (la sigla che identifica i programmi automatici, ndr) . Il metodo e l’algoritmo sono stati definiti secondo criteri che personalmente ritengo validi e sostenibili, ma occorre evidenziare che altri ricercatori potrebbero applicare valori diversi ai parametri o utilizzare metodi diversi, ottenendo quindi risultati differenti. I dati evidenziano grandi quantità di presunti ‘BOT’, o quantomeno utenti non attivi, nel suo profilo".
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