Dopo il pugno duro contro la protesta dei giovani, ora sul dissenso in Turchia cala secondo l’opposizione ‘la vendetta’ del premier Recep Tayyip Erdogan. Decine di arresti per ‘terrorismo’, settanta giornalisti defenestrati, avvocati incriminati, indagini fiscali contro il gruppo industriale Koc ritenuto favorevole ai manifestanti: Erdogan ha piu’ volte denunciato un ‘complotto’ dietro le proteste, accusando le ‘lobby del tasso di interesse’, la stampa internazionale, potenze estere, l’opposizione, e promesso che alla fine avrebbe ‘presentato il conto’. Ed e’ quello che secondo le ong dei diritti umani il governo di Ankara ora sta facendo.
La Federazione Internazionale dei Diritti Umani Fidh ha parlato di ”crescente e inquietante repressione dei manifestanti e della societa’ civile” e di ”caccia alle streghe” contro gli oppositori. L’ultimo segnale del giro di vite contro il dissenso e’ stato l’annuncio da parte del Kyk, l’ente pubblico incaricato di aiutare finanziariamente gli studenti meno abbienti, che per i giovani che scendono in piazza e contestano non ci saranno borse di studio. In una circolare resa pubblica questa settimana il Kyk ha precisato che chi si impegna in attivita’ di ”resistenza, boicottaggi, occupazioni, scritte o dipinti (in spazi pubblici), canta slogan o cose analoghe” ed ”e’ coinvolto in azioni di anarchia, terrorismo” non potra’ ottenere aiuti, perche’ queste azioni costituiscono una ”violazione del diritto all’ educazione”.
Il premier Recep Tayyip Erdogan ha piu’ volte denunciato come ”vandali” e ”terroristi” i giovani scesi in piazza negli ultimi due mesi per chiedere piu’ democrazia e liberta’. Erdogan ha anche annunciato di recente che le guardie private nei campus universitari saranno sostituite dalla polizia. Il ministro responsabile per i giovani Suat Kalic oggi ha detto che le notizie di rappresaglie contro gli studenti attivi nelle proteste di Gezi Park sono solo ”bugie e frutto dell’ immaginazione”. Rimane pero’ la lista dei motivi di esclusione dalle borse di studio pubblicata dalla Kyk. Suscita preoccupazione anche una iniziativa annunciata dalla polizia turca, quella delle ‘cassette della delazione’: il progetto e’ di installare in tutti i quartieri ‘cassette delle lettere’ nelle quali i cittadini potranno denunciare anonimamente ‘comportamenti illeciti’ dei vicini. Il progetto, riferito da Radikal, arriva all’indomani di un discorso di Erdogan, nel quale il premier ha invitato i simpatizzanti del suo partito islamico Akp a denunciare i vicini che partecipano alle proteste con le ‘caceroladas’, sbattendo una pentola contro l’altra, per ‘inquinamento sonoro’. ”E’ un reato, denunciatelo!”. Il progetto della polizia deve permettere ai cittadini di denunciare in forma anonima qualsiasi comportamento ‘sospetto’ facendo cosi ‘aumentare la sicurezza’. Ma per Arif Kocer, dell’ ong umanitaria Mazlum-der Arif, ”incitare la gente a rivelare quanto uno dice dell’altro e’ il primo passo verso uno stato di polizia”. Un meccanismo del genere, ha rilevato l’attivista dei diritti umani Ergin Cinmen, non si era visto in Turchia neppure durante le varie dittature militari del passato.
Discussione su questo articolo