Gli anarco-insurrezionalisti gia’ detenuti e quelli allora liberi hanno mantenuto contatti, anche telefonici, almeno fino all’inizio dell’aprile scorso. Cioe’ quando l’indagine dei carabinieri del Ros coordinati dalla procura di Perugia sulla Federazione anarchica informale, era in pieno svolgimento. Un procedimento che ieri ha portato all’emissione di dieci ordinanze di custodia cautelare, otto eseguite in Italia e due che saranno notificate all’estero. I contatti telefonici e via Internet sono risultati in particolare con Gabriel Pombo Da Silva, spagnolo rinchiuso nel carcere di Aachen, in Germania. Nonostante la detenzione – e’ emerso dagli accertamenti – avrebbe infatti avuto la possibilita’ di comunicare anche con strumenti telematici. Pombo Da Silva, insieme a Marco Camenisch, recluso in Svizzera, sono gli insurrezionalisti che secondo gli inquirenti costituiscono il ‘simbolo e punto di riferimento del nuovo progetto eversivo’.
Nel corso delle 40 perquisizioni eseguite ieri i carabinieri del Ros hanno sequestrato personal computer, chiavette usb e altri supporti informatici che ora dovranno essere analizzati ma anche diversi documenti cartacei. Riferibili all’area anarco-insurrezionalista, ritengono gli investigatori, ma i cui contenuti devono essere esaminati con maggiore attenzione nei prossimi giorni per individuare elementi utili allo sviluppo dell’inchiesta. Come ad esempio mail o bozze di documenti riconducibili alla rivendicazione dell’attentato all’Ad di Ansaldo Nucleare Roberto Adinolfi: perch‚ gli inquirenti e gli investigatori sono convinti che chi è finito in carcere possa conoscere parecchi aspetti di quanto avvenuto a Genova. Particolare attenzione anche su i fili elettrici, le mollette e una pila trovati nella casa di Terni di una degli arrestati.
Gli investigatori vogliono capire a cosa servissero quegli oggetti, che erano in una busta di plastica contenuta in una cassetta e sono ritenuti utili per confezionare ordigni artigianali. Nelle perquisizione nelle abitazioni gli investigatori hanno tra l’altro posto una particolare attenzione a tutta la corrispondenza verso i detenuti, in particolare a quella con Pombo da Silva, Camenish e i membri della Cospirazione delle cellule di fuoco. Passati poi al setaccio blog – secondo gli inquirenti utilizzati come ‘veicolo di risonanza della propaganda militante’ – e caselle di posta elettronica. Nella notte intanto una ventina di anarchici, identificati e denunciati dalla digos, ha protestato a Genova davanti al carcere di Marassi per chiedere la scarcerazione di Giuseppe Lo Turco. Sono stati accesi fumogeni, intonati cori e divelto segnali stradali.
Oggi intanto nell’interrogatorio di garanzia davanti al gip si sono avvalsi della facolta’ di non rispondere Paola Francesca Iozzi e Alessandro Settepani. Quest’ultimo per la procura di Perugia e per il Ros e’ uno di quelli che ha contribuito al progetto di rilancio della Fai. Nell’ordinanza di custodia cautelare viene riportata una conversazione con la sua fidanzata intercettata nel maggio dell’anno scorso in casa a Perugia, in cui Settepani, riferendosi ad alcune manifestazioni organizzate, parla dell’ ‘esempio greco che e’ il piu’ vicino’. ‘Fanno i cortei… – afferma – sempre organizzatissimi su tutto. Preparati su tutto… hanno gia’ discusso di tutto… con tutti… cioe’… gruppi che si muovono da soli, che fanno i… gia’ belli preparati… gli sbirri non li beccano piu’ perche’ non ce la fanno piu’ a beccarli perche’ so’ talmente abituati a sto tipo de scontro in strada che non li beccano piu’… in Italia non succede questo… non succede’. Per Settepani ‘la regola… il punto primo e’ l’attacco’ poi ricorda il periodo della sua precedente detenzione ‘dimenticati dal mondo soffrivamo come i cani’. Settepani sottolinea comunque: ‘ogni azione per me e’ tanto di cappello. Dal piccolo bancomat a… al palazzo di Governo tirato giu’ con la dinamite’. Per Settepani – si legge ancora nell’intercettazione riportata nell’ordinanza – ‘e’ adesso la prospettiva rivoluzionaria. E’ subito. Ora. Io esco di casa e gli obiettivi ce ne ho quanti me ne pare’.
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