Vorrei mettere in evidenza una contraddizione del grande scienziato Stephen Hawking, quando alla fine dei suoi elaborati pensieri sulla “creazione” nega in assoluto la presenza di un DIO non con un metodo scientifico, ma per “parte presa” (utilizzando lo stesso sistema che la Chiesa ha adottato per secoli contro gli scienziati non allineati…). Hawking sostiene, infatti, che un rapporto tra religione e scienza non sia conciliabile, in quanto "c’è una fondamentale differenza tra la religione, che è basata sull’autorità, e la scienza, che è basata su osservazione e ragionamento”.
E’ chiaro che la Chiesa sta pagando, ancor oggi, lo scotto di secoli di oscurantismo di alcuni alti prelati e Pontefici che hanno governato con, appunto: “autorità” mentale, bloccando inesorabilmente il percorso della “scientia” nell’azione di rivelazione dei più misteriosi processi con cui è governata la natura terrena e l’universo intero.
Scotta ancora il processo a Galileo, ma grazie a Dio (è il caso di dirlo), ora abbiamo un Papa Ratzinger, che addirittura ha elaborato, con processi logici scientifici, una metodica per arrivare a testimoniare la presenza della Sacra Trinità. Egli, infatti, ha perfino usato, per i suoi approfondimenti “scientifici-religiosi” una elaborazione della “teoria delle stringhe” che risolve l’annoso problema di trovare quella Legge Universale che riesca ad unificare tutte le leggi che governano le forze: dal più piccolo atomo al più grande astro.
Non mi rendo conto, pertanto, come asserzioni del più grande scienziato contemporaneo Hawking sulla negazione di un Dio Creatore non abbiano prodotto una benché minima reazione “scientifica” in sede cattolica di pari importanza. Attenzione, parlo esclusivamente di contestazione scientifica, non di fatti derivanti da credenze evangeliche o affermazioni condizionate dalla Fede.
Analizziamo i fatti. In una trasmissione televisiva anglosassone molto accattivante e con parole molto semplici, ma scientificamente efficaci, si sono elencati i principi secondo i quali Hawking è arrivato a ricostruire a ritroso nel tempo quel momento cruciale che storicamente e semplicisticamente è denominato Big Bang. Questo istante è una apocalittica esplosione nella quale, dal “nulla” si sono scontrate alcune entità, soprannominate: “particelle di Dio” che hanno determinato la nascita della massa e di conseguenza del tempo: in miliardesimi di secondo in pratica, è nato l’universo. Questo è il bosone di Higgs: la particella che, in qualche modo, dà alle altre particelle l’esistenza in quanto oggetti materiali. Questa è la sua potenza «divina».
Confermando la teoria di Einstein, per cui l’Energia equivale alla Massa per il quadrato della velocità della luce, Hawking riconosce che in sostanza l’Energia è Materia in presenza del Tempo. Prima della cosiddetta “Creazione”, o del Big Bang, o della presenza di un immenso Buco nero dal quale nulla sfugge, o della evoluzione della “Particella di Dio”, o del lavoro delle Stringhe, secondo cui la materia, l’energia ed il tempo sono la manifestazione di entità fisiche primordiali, lo sviluppo delle quali dovrebbe far trovare una legge che giustifichi “Tutto”; insomma, prima di quel momento fatale, ipotizzato da diversi scienziati, pare che non ci fosse assolutamente nulla in quanto, mancando la Massa, non c’era il Tempo (e forse, viceversa). Su tutto ciò, essendoci una documentata relazione scientifica, non si può assolutamente intervenire se non con motivazione o intuiti di stampo prettamente scientifico.
A parte il fatto che tutto ciò contraddice la legge della conservazione della massa di Lavoisier: «Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma», restiamo fuori da questa discussione ed accettiamo come base di studio tutte le teorie proposte ed avvalorate dagli ultimi esperimenti in immensi laboratori che hanno utilizzato immense potenze elettromagnetiche onde riproporre quegli istanti primordiali nei quali si è verificato il primo istante di vita dell’universo. Tutti i credenti pertanto accettano che prima di quel “fatidico” istante non c’era “nulla” ed il tempo non esisteva. Sia che si intenda un modello cosmologico in cui l’universo non ha confini nello spaziotempo, sia che si intenda un Universo chiuso, la conclusione di Hawking, però, appare quantomeno sconvolgente e molto poco scientifica per quanto riguarda la possibilità dell’esistenza di una entità Creatore-Dio.
Egli infatti afferma che siccome prima non c’era il tempo e quindi non c’era niente, non ci poteva essere un prima ed un dopo e quindi: non c’era neanche la possibilità scientifica di un Dio prima della “Creazione”. Ma come? La caratteristica fondamentale di Dio è quella di essere un’energia infinita atemporale, per il quale, tuttora, in presenza dello scorrere del tempo per tutto l’Universo, è comunque rappresentato senza luogo, senza tempo e quindi senza materia, lo scienziato Hawking afferma che “prima” dello scorrere del tempo, un Dio non avrebbe potuto esserci?! Ma come? Si accetta l’idea che una Particella possa esplodere in determinate circostanze prima della presenza della Materia e del Tempo, quindi un miliardesimo di secondo “Prima” del Big Bang e si continua ad affermare che “Prima” non c’era niente, ma, forse, un brodo primordiale di particelle prive di materia che ad un certo momento (senza tempo) si scontrarono (senza moto) … per caso … in un infinito aperto, (o chiuso) senza distanze.
Parlando e discutendo, che sia chiaro, sempre con metodo scientifico e non come credenti, ci si pone una semplicissima domanda: ma questa “particella dal nulla” chi ce l’ha messa in un Universo che non doveva esistere? Questo Bosone chi ce lo ha messo e come si è evoluto? Gli scienziati rispondono giustamente che hanno dimostrato la presenza del bosone con metodo scientifico, avendone riproposto l’esplosione in un esperimento, ora. Certo. Ma allora, … chi lo ha generato quel primo esperimento megalattico?
Insomma, c’era spazio per un Bosone e non per Dio? Hawking avrebbe, almeno, potuto lasciare la questione aperta, da vero scienziato che non ha trovato risposte immediate… e non affermare che non c’è niente perché egli non vede niente.
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