Non per difendere se’ stesso, ma per tutelare l’Istituzione. Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e’ tornato a spiegare cosi’ la decisione di sollevare il conflitto di attribuzione davanti alla Consulta, dopo essere stato intercettato dai magistrati che indagano sulla presunta trattativa Stato-mafia. "Non ho nulla da nascondere, ma un principio da difendere, di elementare garanzia della riservatezza e della liberta’ nell’esercizio delle funzioni di Capo dello Stato", ha detto il Capo dello Stato rispondendo alle domande della stampa parlamentare durante la cerimonia del Ventaglio al Quirinale. Un lungo ragionamento, dopo giorni di polemiche e duri attacchi sulla stampa. La decisione, ha sottolineato, "e’ stata dettata dal dovere di promuovere un chiaro pronunciamento, nella sola sede idonea, su questioni delicate di equilibri e prerogative costituzionali, ponendo cosi’ termine a una qualche campagna di insinuazioni e sospetti senza fondamento e al trascinarsi di polemiche senza sbocco sui mezzi di informazione". Ma le parole di Napolitano non hanno spento le polemiche. Antonio Di Pietro ha accusato il Quirinale di "tradire la Costituzione". Frasi quelle del leader Idv che Pier Luigi Bersani ha definito "indecenti". Di "espressioni irresponsabili" ha parlato anche Fabrizio Cicchitto, ma dal Pdl e’ arrivata la richiesta di una commissione parlamentare di inchiesta sulle trattative Stato-mafia.
"Mi spiace che da parte di qualcuno non si intenda la portata di questa questione", ha detto Napolitano. Ora "puo’ darsi che la mia scelta non risulti comoda per l’applauso e mi esponga a speculazioni miserrime", ma "continuero’ a non cedere ad alcuna tentazione di discorsi facili e di confortevoli opportunismi. Parlare un linguaggio di verita’ e di responsabilita’ e’ parte dei doveri del presidente". Di certo, ha tenuto a dire Napolitano, "sulla lotta contro la mafia e il crimine organizzato, sulla ricerca della verita’ e della giustizia senza nulla occultare e proteggere, conta quello che e’ stato per me l’impegno di una vita". Non solo. "Da presidente che per storia e cultura e’ intimamente legato alla Costituzione repubblica, non sono fuoriuscito neppure di un millimetro dal ruolo e dai poteri disegnati in quella Carta", ha assicurato.
Ma non solo delle polemiche ha parlato Napolitano. Intanto il Capo dello Stato ha respinto ogni ipotesi di proroga del suo incarico al Quirinale: "Il mio mandato, lo ribadisco, avra’ comunque termine entro maggio 2013".
Poi ha ricordato la delicatezza del momento. La crisi "ha colpito l’Italia e ne minaccia il futuro", ha avvertito. Per questo ha rinnovato il suo invito a preservare, anche nella prossima campagna elettorale, "la comune visione degli interessi generali del Paese" e "l’eccezionale sforzo di coesione nazionale" dimostrato dalle forze politiche con il sostegno al governo Monti. L’auspicio per il 2013 e’ che non siano sacrificati "il bipolarismo e la democrazia dell’alternanza" e che arrivi "rapidamente" a una nuova legge elettorale "che scongiuri il ripetersi di guasti largamente riconosciuti". E che siano valorizzate, nel nuovo esecutivo, "figure indipendenti dotate di peculiari esperienze e competenze".
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