Un miliardo di euro complessivi nel biennio 2013-2014 e 100 milioni nel 2012: sono i tagli della spending review del Ministero della Difesa. Si tratta di risparmi, secondo quanto si e’ appreso, che verranno effettuati intervenendo in due settori in particolare: quello dell’acquisto di beni e servizi e quello degli investimenti. In che modo, ancora non e’ noto, ma i tecnici della Difesa hanno messo a punto un piano che consentira’ di tagliare 100 milioni di euro quest’anno (tutti risparmiando nell’acquisto di beni e servizi), 500 milioni nel 2013 e altri 500 nel 2014. A questo miliardo e 100 milioni, vanno aggiunti poi i risparmi – non ancora quantificati – derivanti dalla cessione di tutti gli immobili della Difesa al fondo del Demanio e dalla decurtazione del 10% del personale con le stellette, vale a dire – sulla carta – circa 18 mila uomini su un totale di 183 mila.
Un taglio di uomini che in realta’ costituisce solo una ‘accelerazione’, per cosi’ dire, del processo di revisione dello strumento militare promosso dal ministro Di Paola: il disegno di legge delega di riforma, all’esame del Senato, prevede una riduzione di 33 mila soldati (e 10 mila civili dell’amministrazione della Difesa, che oggi sono 30 mila) nell’arco di 10 anni. Una contrazione di organico che ora verra’ dunque accelerata.
Analogamente, i tagli della spending review che intaccano sugli investimenti e sull’acquisto di beni e servizi sono stati pensati tenendo conto di quanto gia’ ‘tagliato’ dal progetto di riforma, la cui scure si e’ abbattuta in modo pesante proprio sugli investimenti, prevedendo ad esempio un ridimensionamento del programma Joint Strike Fighter: dei previsti 131 supercaccia F-35 dovrebbero esserne acquistati 90, con una conseguente riduzione di spesa stimabile in qualcosa come 5 miliardi.
Il ‘combinato disposto’ costituito da spending review e progetto di riforma costituisce dunque per la Difesa una cura dimagrante importante. E non e’ tutto, perche’ i tagli si vanno a sovrapporre a quanto deciso gia’ dal precedente governo, che aveva previsto una riduzione di un miliardo e mezzo nel 2012, una sforbiciata di 700 milioni nel 2013 e di 800 nel 2014.
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