Low profile e massimo impegno: il supercommissario Enrico Bondi e’ gia’ al lavoro ed entro 15 giorni presentera’ il piano di azione con tagli per 2,1 miliardi di euro nella macchina della pubblica amministrazione, la meta’ sul totale di 4,2 previsti dal governo.
Il decreto di nomina non e’ ancora arrivato e non dispone ancora ufficialmente degli uffici che utilizzera’, ma il ‘risanatore’ per eccellenza, come nel suo stile, ha avuto gia’ le prime riunioni a Roma. Per lui, come preannunciato dal premier Mario Monti, sono previsti poteri ‘molto forti’ e la possibilita’ di effettuare ispezioni. Non avra’ cosi’ ‘la carta bianca’ di cui disponeva ai tempi della Parmalat che gli permise di riportare in vita dopo 22 mesi un’azienda al collasso ma avra’ ‘il potere di chiedere informazioni e documenti alle singole amministrazioni’ e appunto di effettuare ispezioni. I tempi per lui infatti saranno stretti: ogni mese infatti dovra’ aggiornare aló governo il suo piano sulla spending review.
Il manager aretino, noto per il basso profilo, il carattere riservato (in puro stile Mediobanca) e la capacita’ di lavoro stakanovista, dividera’ la sua giornata fra gli uffici del ministero dell’Economia, a Via Venti Settembre, e quelli del ministro dei rapporti con il Parlamento a Largo Chigi. Qui la sua stanza sara’ a fianco del ministro Piero Giarda, con il quale i rapporti sono ottimi. Al Tesoro potra’ avere rapporti diretti con la Ragioneria, strumento indispensabile per avere dati sull’andamento della spesa pubblica italiana e per mobilitare gli ispettori.
A disposizione del supercommissario ci sono i servizi svolti dagli uffici della Presidenza del Consiglio e del Mef. In particolare, come ha dettagliato il sottosegretario alla presidenza del consiglio Antonio Catricala’, ‘l’ispettorato della Funzione pubblica per quanto riguarda la Presidenza del Consiglio e degli uffici della Ragioneria generale dello Stato per quanto riguarda il Mef’.
Strutture di primo livello che dovranno aiutare Bondi a muoversi nella colossale macchina della pubblica amministrazione. Per lui, sempre attivo nel mondo privato, una sfida nuova che, come sottolinea chi ben lo conosce, ha accettato per spirito di servizio avendo anche rinunciato al compenso (sara’ previsto probabilmente una sorte di rimborso spese).
‘Mai una volta che mi abbiano messo in mano un’ impresa che girava’, si dice che si lascio’ sfuggire ai tempi di Collecchio dopo le esperienze in Ferruzzi e Montedison. Ora la sfida e’ per l’azienda in Italia piu’ grande di tutte, lo Stato, il quale finche’ ‘non gira’ rischia di mandare in fumo ogni sforzo per il risanamento e la crescita.
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