Sfuma clamorosamente l’intero podio a Rosa Khutor per l’icona multimilionaria dello snowboard, Shaun White, 27 anni, che sognava di trionfare nei Giochi di Sochi nell’half-pipe, diventando il primo snowboardista con tre titoli olimpici e il primo americano con tre ori olimpici consecutivi ai Giochi d’inverno. Invece arriva quarto dopo una prima prova disastrosa con due errori in atterraggio sui salti (penultimo con 35) e perdendo l’equilibrio nella seconda manche (90.25), dietro a due giovani giapponesi, nuove leve dei virtuosi del surf sulla neve. A nulla gli sono serviti la bandana a stelle e strisce sotto il casco, il teschio dei pirati sotto la tavola: e’ finita un’epoca, il ‘pirata’ americano cede il titolo olimpico a Iuri Podladcikov, 25 anni, faccia da antico moschettiere con i capelli lunghi, nato a Mosca ma naturalizzato svizzero da sei anni. Con probabile gran dispiacere di Putin.
Podladcikov, soprannominato ‘Ipod’ dalla I del nome e dalla prima sillaba del cognome, non e’ certo uno sconosciuto: e’ il campione del mondo in carica nell’halfpipe. Cresciuto a Davos, pratica lo snowboard dal 2000. Specialista di big air e halfpipe, ha esordito a 16 anni in Coppa del Mondo di snowboard il 29 ottobre 2004 a Saas-Fee, in Svizzera. Dieci anni dopo si ritrova con il titolo olimpico. Il passaggio di testimone e’ avvenuto a fine gara, quando White ha realizzato il suo fiasco e abbracciato l’amico rivale che in una seconda prova quasi perfetta aveva strappato un 94,75, alzando le mani nella certezza del podio. Non si aspettava che Shaun, in assoluto il migliore nelle qualificazioni con 95,75, fallisse anche la prova d’appello su quel semicilindro di neve pesante lungo 234 metri dove molti atterravano malamente dopo spericolati volteggi.
Invece si e’ schiantato anche ‘The Flying Tomato’, il pomodoro volante cosi’ chiamato dai suoi fun per via di quei boccoli rossi che hanno fatto innamorare migliaia di ragazzine americane ma che non sono piu’ cosi’ lunghi come quando si era consacrato campione olimpico prima a Torino e poi a Vancouver.
”Stasera non era proprio il mio momento, sono rammaricato”, ha confessato deluso dopo la gara, dicendo di volersi consolare con la sua famiglia e suonando un po’ di musica: lo attende un tour con la sua band, Bad Things, dove suona la chitarra. Era arrivato a Sochi con l’ambizione di realizzare un bis con lo slopestyle, una delle nuove discipline olimpiche. Ma una settimana fa si era ritirato dalla gara per non compromettere l’oro di stasera: aveva subito un leggera ferita al polso sinistro in allenamento in una pista che ha continuato ad essere oggetto di polemiche per la sua pericolosita’ e che e’ costata la frattura di una clavicola al norvegese Torstein Horgmo. Pur di strappare lo storico tris, White aveva rinunciato in gennaio anche agli X Games, la mecca degli sport estremi, dove ha vinto la bellezza di cinque titoli. ”Ha paura di essere battuto”, lo avevano rimproverato su twitter i piu’ giovani avversari canadesi Maxence Parrot e Sebastien Toutant, facendolo sentire il funambolo della tavola come un vecchio acrobata da circo, uno che rinuncia alla nuova e piu’ moderna frontiera dello slopestyle. Magari ha avuto paura anche oggi: a 27 anni, e con i capelli tagliati corti, forse non ha piu’ l’incoscienza da teenager, come il quindicenne Ayumu Hirano (argento) e il diciottenne Taku Hiraoka (bronzo), e neppure la forma perfetta dello svizzero campione del mondo, di due anni piu’ giovane di lui: ma nello snowboard gli anni contano, eccome. Questa sera White non ha trovato l’equilibrio cavalcando quel mezzo tubo paraboidale a forma di U alto come una palazzina di due piani, tra rolling edge, slide e jump turne da adrenalina allo stato puro. Una disciplina da ragazzi scapestrati e spericolati, con look stravagante, occhiali all’ultima moda, I-phone e musica a palla da ascoltare con le cuffiette, come molti di quelli che sono venuti ad assistere alla finale. Perdendo un idolo, ma trovandone un altro.
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