Slot machines trasformate in veri e propri evasori fiscali. E un danno allo Stato stimato in piu’ di mezzo milione di euro. Una task force tra Guardia di Finanza di Roma e l’ufficio regionale Monopoli di Stato del Lazio ha smantellato un articolato e complesso sistema di frode. Attraverso una doppia scheda illegale, clone di quella originale, le slot machines inviavano alla rete telematica dei Monopoli cifre di incasso inferiori alla realta’. Grazie all’invio di dati fittizi si riusciva ad ‘evadere’ buona parte della percentuale da versare allo Stato. Ad essere sequestrate a a Roma e nella sua provincia sono state 19 slot machines truccate e tutte appartenenti alla medesima societa’ che le gestiva.
‘Abbiamo svolto nel corso di alcuni mesi – ha spiegato comandante del nucleo di Polizia tributaria della Guardia di Finanza di Roma Virgilio Pomponi – complesse elaborazioni dei dati riferiti all’andamento della raccolta degli apparecchi. Poi in un’operazione che si e’ svolta contemporaneamente abbiamo prelevato le slot machines che si trovavano non solo a Roma ma anche a Genzano, Rocca di Papa, Tivoli e Frascati. E tutte appartenenti ad unica società’.
‘Questo sistema era molto sofisticato – ha spiegato il direttore dei Monopoli di Stato del Lazio Pietro Ferrara – e grazie al marchingegno superata una certa soglia di giocate il contatore si fermava e non inviava piu’ dati. Facendo risultare la slot machine non utilizzata quando invece incassava denaro. Abbiamo stimato che sono stati evasi piu’ di 550mila euro. Ma si tratta di una cifra indicativa perche’ se le schede illegali sono state azzerate o sostituite potremmo tranquillamente parlare di milioni di euro’. I responsabili dell’evasione sono stati accusati dei reati di truffa ai danni dello Stato, frode telematica e falsificazione. La sanzione prevista varia dal 240% al 480% dell’imposta dovuta. Le indagini della Guardia di Finanza proseguono anche perche’, secondo quanto si apprende, la societa’ che gestiva le slot machines ne avrebbe di altre anche in altre regioni d’Italia.
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