Sempre più disoccupati, l’Italia sta cadendo a pezzi e molte famiglie attendono invano di avere ciò che per natura dovrebbe appartenere a tutti, “il cibo”. Si registrano dati allarmanti, niente è cambiato dall’ultima volta. Abbiamo analizzato, con uno schema specifico, le aziende cedute all’estero, da allora l’Italia è sempre più povera e i ricchi sempre più ricchi. Le risposte, dopo i colloqui di lavoro, sono sempre le stesse: “Le faremo sapere”. Come se fosse un provino per un talk-show: forse dovremmo presentarci con cilindro e mantello.
La maggior parte dei giovani è notoriamente costretta a prolungare questa tragica “agonia” iscrivendosi alle università, non sempre per passione o per dedizione verso una facoltà specifica. La tristezza è sentire dalle interviste: “Cosa devo fare? Mi iscrivo all’università, non trovando lavoro, così temporeggio in attesa che cambi qualcosa”. Non dovrebbero essere queste le argomentazioni, a dire il vero coattate, dei giovani: essi si dovrebbero sentire spinti, incitati, invogliati da un governo efficiente che sappia fare il proprio lavoro, che al contempo spiani la strada, la carriera, tutelandoli, sviscerando le loro enormi potenzialità e metterle a frutto per il benessere di tutti.
“Siamo rimasti soli?”. Le risposte ormai sono marchiate a fuoco. Sono fissate sulla pelle con inchiostro indelebile. Ci si sente sconfortati, avviliti, umiliati, macchiati da una società abbietta, dove i ragazzini adolescenti si picchiano davanti le scuole e la società osserva quasi divertita, addirittura sorridente davanti ad uno spettacolo spregevole. E’ questo che vogliamo mostrare ai nostri figli? E’ questa la società che vogliamo? Quella per la quale i nostri genitori si sono sacrificati per inculcare quelli che un tempo erano i valori autentici di una società pulita, dove bastava un pezzo di pane e una tazza di latte per essere felici?
Oggi non ci si accontenta più di niente, non solo il lavoro è precario e la disoccupazione è diventata endemica, in più aggiungiamo lo scontento generale di un’adolescenza che è anche pretenziosa di mostrare agli altri un capo firmato: sì, perché altrimenti non saresti ben accetto all’interno di una compagnia.
La colpa delle scelte politiche sbagliate ha dato i suoi frutti, in negativo, a 360 gradi. Il risultato di questo “triste spettacolo teatrale” è una società priva di valori morali, con un governo che non si sa quale posizione stia assumendo o cosa farà. Milioni di giovani intanto s’inventano un lavoro per non sentirsi “inadeguati”. Quale sarà la fine della nostra società? Forse aveva ragione il grande Vasco? “Siamo soli…”.
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