Aumento della tassazione sulle rendite finanziarie (esclusi i Titolo di Stato) dal 20 al 26%. Questo servirà a coprire il taglio dell’Irap. Mentre per gli stipendi degli italiani sotto i 25mila euro annui, si sforerà il deficit programmato al 2,6% (ipotizzando una crescita Paese all’1.1%) che sicuramente rimetterà in moto l’attenzione delle cancellerie europee sui nostri conti.
Nonostante i freni del Ministro dell’Economia Padoan, per Renzi il solco da percorrere è tracciato: “Sforerò il deficit, ma farò ripartire il mercato interno”. Una mossa importantissima, un segnale fondamentale, molto più di qualunque legge mancia alle imprese, che oggi aumenterebbe la spirale della spesa improduttiva senza portare beneficio alcuno allo stato occupazionale. Il vero dramma, infatti, è la mancanza di commesse, quindi, la mancanza di liquidità e fiducia, utili a far fronte a nuove spese, nuovi investimenti, nuova produzione.
La ricetta del benessere è chiara a tutti, da tempo, ma finora non s’è mai avuto il coraggio di utilizzare gli ingredienti giusti.
Oltre a ciò, altri provvedimenti importanti previsti dal CdM di ieri, sono lo sblocco totale dei debiti della PA per 68 miliardi e i fondi per l’edilizia scolastica, 5 miliardi.
Il ricavato della spending review e della lotta all’evasione dovrebbe fare cumulo per le coperture di tali provvedimenti. Tuttavia, questo, va contro ogni precetto di Napolitano e di Bruxelles, ove il pensiero fisso è ristrutturare il deficit, non l’Italia. Ce la farà Matteo?
Twitter @andrewlorusso
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