Finalmente una puntata propositiva, ieri, giovedì 22 novembre, da Santoro. Tolto il siparietto di Travaglio, specializzatosi in monografie berlusconiane di sapore teatrale tra farsa e melodramma, abbiamo potuto assistere, grazie alla presenza di un Vendola rivelatosi grande in tutte le sue sfaccettature, a un confronto diretto e chiarificatore tra la faccia buona della politica utile e quella cattiva della politica fine a se stessa.
Nelle parole di Vendola l’anima della sinistra ha ritrovato la sua dimensione autentica, in quelle di Brunetta l’anima della destra si e’ persa in confuse alchimie e sgradevoli autocelebrazioni distanti anni luce dall’idea dell’individuo libero in un libero Stato che credevamo fosse la sua principale prerogativa. Certo, dobbiamo anche ammettere che in alcuni momenti la forma ha avuto la meglio sulla sostanza, soprattutto per il diverso atteggiamento dei due personaggi, l’uno, Vendola, tranquillo e concreto, l’altro, Brunetta, nervoso e inconcludente.
E in questo sta l’abilita’ di Santoro, nella selezione degli ospiti da mettere a confronto, il forte e il debole, il forte sempre di sinistra e il debole sempre di destra. Ha ragione Grillo: i conduttori sanno bene come costruire un gigante, mettendolo a confronto con un nano. E non alludiamo certo alle misure di corpi in verticale.
Dunque, mi e’ proprio piaciuto questo Vendola, sicuro nell’analisi della felicità perduta, e forte nelle sue proposte di cambiamento, che condivido in misura assoluta: priorità al lavoro contro la dittatura della finanza, priorità alla cultura e alla formazione dei giovani contro la distruzione sistematica della scuola e del suo valore sociale. Ma c’è dell’altro: le stesse figure di Bersani e Renzi, entrambi ben oliati dai massmedia con frequenza quotidiana e multicanale, sono risultate ai miei occhi, man mano che Vendola si spiegava, rimpicciolite se non addirittura falsate.
Bersani, l’uomo probo ed esperto, schiavo dell’apparato; Renzi, il novellino rampante, a ben vedere, nè carne nè pesce, nè destra nè sinistra. Noi continuiamo a pensar bene del Bipolarismo e della Democrazia dell’alternanza. Non ci piace il Centro infido, quello delle alleanze postume, pronto a cambiare casacca ad ogni refolo di vento; o di qua o di là , strada diritta e direzione chiara. Paradossalmente, non e’ Renzi che ci ricorda il primo Berlusconi, quello del sogno e del milione di posti di lavoro. Paradossalmente, mutatis mutandis, ce lo ricorda questo Vendola, appassionato difensore del benessere sociale e narratore dallo stile letterario ma dal fascino popolare. Se la sinistra fosse veramente Vendola… potrei perfino votarlo!
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