Il capo dell’ "Fbi russa" (Fsb), Aleksandr Bastrikin, ha mentito e falsificato documenti sulle sue azioni societarie nella Repubblica Ceca, dove aveva anche un permesso di soggiorno, e potrebbe essere sospettato di essere un ‘agente straniero’: e’ la controffensiva del popolare blogger anti Putin Alexiei Navalni, che con nuovi documenti ha rilanciato sul web accuse mosse inutilmente nel 2008 al potente e controverso capo del comitato investigativo, considerato un ‘falco’ legato al presidente Putin, di cui fu capogruppo studentesco all’universita’. Un ‘duro’ che recentemente era salito all’onore delle cronache per aver fatto portare in un bosco un cronista di Novaia Gazeta, il giornale della cronista assassinata Anna Politkovskaia, minacciandolo di morte.
Di fatto, secondo gli analisti, quello di Navalni e’ un attacco allo stesso Putin e al suo giro di vite contro l’opposizione, a partire dalla legge che costringe le ong a dichiararsi ‘agenti stranieri’ se finanziate dall’estero. Cosa pensare allora del pubblico funzionario Bastrikin che, contravvenendo alla legge, faceva addirittura ‘affari’ in un Paese Nato, si e’ chiesto Navalni, trasformando le accuse in uno dei tormentoni piu’ gettonati della blogosfera. Chiaro che Bastrikin e’ nel mirino anche per l’inchiesta sugli scontri con la polizia in piazza Bolotnaia, che vede indagati i principali leader dell’opposizione (Navalni compreso) e detenuta una dozzina di persone. Proprio Bastrikn, inoltre, ha fatto riaprire recentemente un’inchiesta archiviata contro Navalni per le perdite di un’azienda pubblica di legname quando lui era consigliere del governatore della regione di Kirov: girano voci che lunedi’ potrebbero anche arrestarlo.
A sollevare per primo le accuse contro Bastrikin, quattro anni fa, era stato Aleksander Khinshtein, giornalista e deputato del partito putiniano Russia Unita. Tutto fini’ nel silenzio: l’allora presidente Medvedev e i servizi di sicurezza (Fsb) non risposero, mentre la procura generale sostenne di non avere poteri per indagare su Bastrikin, ha ricordato oggi su twitter Khinshtein.
Ma Navalni e’ tornato alla carica, puntando sul divieto per un funzionario pubblico di avere asset stranieri. L’essenza dell’accusa e’ che Bastrikin divento’ proprietario, insieme alla moglie, della societa’ immobiliare Law Bohemia nel 2000 e ufficialmente si dimise dal cda solo nel 2003, e non nel 2001, quando divento’ capo del distretto del nord-ovest del ministero della giustizia. Inoltre Bastrikin, piazzato nel giugno 2007 dall’allora presidente Putin a capo del nuovo comitato investigativo, avrebbe continuato a possedere quote nella compagnia sino al 2008, vendendole solo dopo le accuse di Khinshtein. Una vendita fittizia, con documenti e timbri falsi, ha rincarato ora Navalni, sostenendo di averlo appreso da uno studio notarile e pubblicando i documenti sul suo sito anti corruzione La Macchina della Verita’. Il blogger sostiene inoltre che un alto funzionario pubblico come Bastrikin, che ha accesso a segreti di Stato, non puo’ avere un permesso di soggiorno in un altro Paese, specialmente se della Nato, perche’ potrebbe essere un indizio che sta cooperando con i servizi segreti stranieri. Ad aggravare la situazione la conferma del ministero degli interni ceco della autenticita’ del permesso di soggiorno rilasciato a Bastrikin dal febbraio 2007 al febbraio 2009, in quanto dirigente della Law Bohemia: con la conseguenza, secondo Navalni, di non aver informato le autorita’ ceche della presunta vendita delle sue azioni, evadendo le tasse per 2.400 dollari, ne’ quelle russe sui suoi beni all’estero e sul suo permesso di soggiorno in un Paese Ue.
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