Roma – “Al Campidoglio governa una maggioranza che non è quella eletta dai cittadini”. Con questa convinzione, lo scorso 14 aprile, il consigliere di Roma Capitale Fabrizio Santori ha abbandonato l’aula Giulio Cesare, durante i lavori dell’assemblea capitolina. Che cosa spinge un consigliere di maggioranza a un gesto di protesta di questo tipo? Santori lo ha spiegato a ItaliaChiamaItalia.
Santori, che cosa intende dire quando parla di “situazione pericolosa” in relazione al Campidoglio?
“Con questi termini mi riferisco all’accordo tra maggioranza e opposizione finalizzato a concentrare il dibattito in aula solo sulle delibere di urbanistica. Non dico che questo settore non sia importante, ma esistono anche altre priorità che, invece, vengono dimenticate”.
Da quanto tempo va avanti questa situazione?
“Da almeno tre mesi”.
Quali sono le priorità alle quali si riferisce?
“È indifferibile, ad esempio, discutere alcune proposte di deliberazione in attesa da anni, quali gli indirizzi del Contratto di Servizio con l’Ama, interventi per i disabili, il cambio di diverse norme obsolete del Regolamento di Polizia Urbana e il Piano Quadro della Ciclabilità. Esistono delibere ferme dal 2009, sono importanti ma non vengono discusse. Questo inciucio va avanti da troppo tempo e, il 14 aprile, c’è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Ho abbandonato l’aula perché volevo far capire che serve maggiore attenzione ai problemi della città”.
Qual è stata la ‘goccia’?
“All’ordine del giorno c’erano quattro delibere e, al quinto posto, la delibera sull’urbanistica. Le prime quattro erano state escluse per voto dall’aula ma non sono state tolte dall’ordine del giorno, con la conseguenza che si è votata la quinta come se fosse la prima”.
I capigruppo hanno spiegato che l’eliminazione delle prime quattro era stata votata dall’aula. Se è vero, qual è il problema?
“Non mi rivolgo solamente alla maggioranza, ma a tutti i capigruppo che decidono le tematiche all’ordine del giorno. Il problema è che, anche se si tratta di un problema tecnico, si somma ad altri che vanno a incidere sulla mancata onestà nei confronti degli elettori”.
È vero, però, che l’aula aveva votato per accantonare le quattro delibere precedenti?
“È vero che l’aula aveva accantonato le quattro delibere, ma è vero anche che bisognava votare le delibere sulla compensazione. Invece sono state votate le delibere su controdeduzione e artisti di strada alle quali anche io sono favorevole, ma questo non significa che sia giusto saltare il voto sulla compensazione. Da un lato sono rimaste in cima le quattro delibere sbagliate e dall’altro lato sono state votate ulteriori altre delibere”.
Non le sembra solamente un tecnicismo?
“No, è una mancanza di trasparenza, di chiarezza nei confronti dei cittadini che vanno sul sito del Comune e vedono quattro delibere di loro interesse e poi vengono a sapere che non sono state discusse”.
Come hanno reagito i suoi colleghi?
“Alcuni mi hanno espresso solidarietà, anche se non c’è stato alcun intervento in mio favore in aula e ho sentito un silenzio assordante soprattutto dai banchi dell’opposizione. Il mio gesto avrebbe dovuto scatenare una dura reazione proprio nell’opposizione, ma un consigliere Udc ha addirittura dichiarato che fosse necessario procedere ugualmente”.
Insomma, non ha trovato sostenitori per il suo gesto?
“Sì, in parte. Ringrazio il consigliere De Luca dell’Udc che mi ha appoggiato, spiegando come fosse necessaria maggiore trasparenza”.
Non si sente deluso dal partito? Deve ricorrere all’Udc per sentirsi sostenuto…
“Sono deluso da come viene gestito il partito in generale, perché non ci sono momenti di confronto e questi sono i risultati. C’è una forma di abbandono della politica territoriale e tutto questo dipende da un necessario cambiamento che deve registrarsi nella gestione e direzione nel partito ma che, finora, non c’è stato”.
È deluso anche dal Pdl romano?
“Non sono deluso dal sindaco nè dalla mia maggioranza, ma sono molto critico, spero che le voci fuori dal coro come la mia vengano ascoltate soprattutto dal sindaco”.
La sua è una speranza o una realtà? Alemanno ha mai raccolto questo invito ad ascoltare il territorio?
“Il sindaco Alemanno a volte è attento, altre volte no”.
Alemanno ha annunciato che si ricandiderà. Che tipo di sfida elettorale si delinea per il 2013? Un sindaco criticato dalla sua stessa maggioranza e un’amministrazione al centro di gravi scandali come parentopoli non hanno già perso in partenza?
“A prescindere da certi fatti dell’attualità, chi ha governato parte sempre svantaggiato perché le aspettative sono spesso molto alte e difficilmente vengono raggiunte. Il lavoro fatto finora è sufficiente ma si poteva fare di più, è fondamentale uno sprint finale per dimostrare ai cittadini che c’è volontà di cambiamento”.
Lei parlava di delusione in relazione all’organizzazione nazionale del partito. Alfano non è un segretario attento?
“Alfano è attento a parole, nel senso che ha dimostrato di parlare come parla la base, proponendo le primarie e dicendo che bisogna scegliere gli eletti con un’azione dal basso. In questo c’è attenzione alla meritocrazia, le sue parole vanno nella giusta direzione”.
Dopo le parole, arriveranno anche i fatti?
“Aspettiamo le azioni concrete, il fatto che si faccia un congresso è positivo, in altre occasioni chi non lo voleva l’avrebbe spuntata ma, con Alfano, la direzione nazionale ha approvato questa iniziativa”.
Gli elettori non vivono di congressi, vogliono azioni concrete…
“Sì, Alfano dovrebbe stare più attento al governo e al sostegno del Pdl a Monti. La gente è stanca, non può più sostenere un governo di sole tasse. Gli esponenti dell’esecutivo Monti sono delle sanguisughe, sanno solamente togliere soldi ai cittadini”.
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