Da dicembre a oggi, ovvero rispetto all’ultima volta che Matteo Renzi si era presentato in Parlamento, "c’è una profonda differenza nel clima che si respira": tutto merito di un Parlamento "che in questi tre mesi è riuscito a spezzare l’incantesimo che sembrava bloccarlo in una fase di stallo" e che, spiega il presidente del Consiglio, adesso ha ripreso a correre. Per una serie di motivi che Renzi, in Parlamento per le comunicazione in vista del Consiglio Europeo di domani e venerdì, individua nel numero di cinque: "Il piano Juncker, la comunicazione sulla flessibilità, il Quantitative easing, il ritrovato rapporto tra dollaro e euro a condizioni più logiche e sostenibili e infine l’abbassamento del prezzo del petrolio". Di questi, dice Renzi, almeno i primi quattro punti dipendono direttamente dalla politica economica europea "e non si può negare che il semestre italiano abbia fatto segnare un cambio nel vocabolario dell’Europa", mentre solo l’ultimo "è oggettivamente una questione di fortuna". Insomma, in questi tre mesi ad essere cambiata è la credibilità della politica italiana, con la ritrovata capacità "di influenzare quella europea, e di quella europea di influenzare quella italiana".
Ma anche in politica interna, la situazione è migliorata, in particolare "gli incentivi alle assunzioni che sono state introdotte con il Jobs Act hanno già iniziato a far ripartire il Paese". Ma c’è spazio anche per le urgenze di politica estera. L’Italia, spiega Renzi, proseguirà nello "sforzo perché il Protocollo di Minsk diventi il faro imprescindibile" nella risoluzione del conflitto Russia-Ucraina", "con il doppio impegno a sostenere da un parte la sovranità dell’Ucraina, da dall’altra le riforme nell’Est del Paese da parte del governo di Poroshenko". In questo senso "il modello Alto Adige può essere un riferimento importante per la gestione del dualismo sovranità-riforme".
E poi c’è la Libia, dove "l’emergere di fazioni legate all’Isis non è preoccupante solo per l’insorgere di violenze e atti di terrorismo. Il punto centrale è che la Comunità internazionale deve mettere al centro il punto dell’estremismo anche in Africa o altrimenti sarà uno sguardo miope. L’Africa è un luogo che gode ancora oggi scarso interesse e noi dobbiamo recuperare il ruolo di ponte con il Mediterraneo".
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