Matteo Renzi aveva messo in conto, con la mossa del cavallo del patto di maggioranza per approvare le unioni civili, varie critiche "tutte degne di rispetto", in particolare quelle delle associazioni Lgbt deluse per lo stralcio della stepchild adoption. Non degna di nota, invece, per il premier e’ la levata di scudi "strumentale" per il si’ di Ala alla legge. "Voti non determinanti per il via libera", alzano le spalle dal governo escludendo in ogni caso un ingresso del gruppo di Denis Verdini al governo in forma diretta o indiretta con il passaggio del sottosegretario Antonio Gentile da Ncd ad Ala, smentito dall’interessato stesso.
C’e’ un super-testimone nella maggioranza a certificare che l’ex fedelissimo di Silvio Berlusconi non e’ entrato in maggioranza votando, per la prima volta, la fiducia al ddl sulle unioni civili: Giorgio Napolitano. "Sono voti aggiuntivi e non sostitutivi" dice l’ex Capo dello Stato, soddisfatto anche per lo stralcio delle adozioni. Un assist a Renzi che aiuta il leader dem anche in chiave interna rispetto ad una minoranza che da mesi, in realta’, rumoreggia contro cambi di maggioranza e di identita’ del Pd puntando l’indice contro il gruppo di Verdini che nel rimpasto delle commissioni parlamentari ha anche ottenuto tre vicepresidenti di commissione. "Verdini e’ libero di scegliere come votare riforma per riforma e visti i numeri al Senato se le riforme convincono noi siamo contenti", spiegano con realismo politico ai vertici del Nazareno.
Se il Pd minimizza, a non far passare inosservata la scelta di votare per la prima volta la fiducia al governo sono proprio i senatori di Ala. "Abbiamo visto che siamo indispensabili per le riforme, siamo il paracadute di emergenza di una maggioranza che si deve aprire quando quello di ordinanza e’ in difficolta’", chiarisce in mattinata il presidente del gruppo Lucio Barani. Un’ostentazione di forza che anche Verdini rivendica ritagliandosi il ruolo di costola responsabile e riformista della legislatura. "Continueremo a lavorare – assicura il senatore toscano – anche nei prossimi mesi affinche’ la legislatura continui nel solco delle tante, indispensabili riforme in agenda, alle quali daremo sempre il nostro fattivo contributo".
Una dichiarazione di intenti che imbarazza non poco la sinistra dem. Con grandi maldipancia, infatti, la minoranza ha deciso di votare la fiducia ad un ddl considerato "monco". Roberto Speranza nel pomeriggio al Senato ha convinto i senatori che non si poteva dire no ad un provvedimento che comunque dava, e non toglieva, diritti. Il si’ di Verdini, quindi, rischia di rendere ininfluente le scelte delle sinistra e per questo anche il bersaniano Federico Fornaro esclude che l’ok alla fiducia di Ala sia "un ingresso in maggioranza". Ma, a ridosso del congresso del 2017 e delle elezioni politiche, tutti dovranno tirare le somme.
Discussione su questo articolo