Su un qualsiasi vocabolario di lingua italiana, alla parola “esperienza” si legge: “stato dal quale è possibile ricavare un insegnamento”. Meglio, però, sarebbe scrivere che l’esperienza scaturisce da un insieme d’errori che dovrebbero consentire di maturare il nostro carattere per affrontare i rebus, soprattutto quelli politici, con maggiore obiettività.
Se il concetto al quale ci riferiamo si fermasse allo scritto che abbiamo riportato, l’Esperienza resterebbe solo fine a se stessa e non consentirebbe di tentare, almeno, di variare, se non arricchire, uno stato di fatto non sempre valido nel suo complesso. Con questa premessa, dalla quale non ci siamo mai discostati, tentiamo d’offrire un quadro dello stato socio/politico italiano che, nonostante le tante promesse, resta confuso e privo, a nostro avviso, di concreti obiettivi da realizzare.
Da circa due anni, l’Italia è guidata da un Esecutivo non voluto dagli amministrati perché non nominato da un potere legislativo eletto dal Popolo. Una realtà che è ben chiara a tutti; ma che tutti continuiamo a subire senza scelte di sorta.
Dato che manca ancora una nuova legge elettorale – e per non utilizzare quella che ci ha portato dove siamo -, si preferisce far “tesoro” di un’esperienza che, dopo tanti mesi di mediazione politica, non ha migliorato il nostro status. Come se la nostra “esperienza”, meditata nel frattempo, non sia stata che una somma d’errori senza insegnamento.
Ora è maturato il tempo dei cambiamenti. Soprattutto di quelli necessari. Se Renzi non userà la sua esperienza di politico rampante per dare al Paese le concrete premesse per una sua ripresa, sarebbe più utile che sollecitasse il varo della nuova normativa elettorale della quale, tra l’altro, già è nota l’impalcatura essenziale. Rinviare la questione al 2017, per “tirare avanti” sino alla primavera del 2018, ci sembra un’altra perdita di tempo e d’opportunità di ripresa per il Paese.
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