Negli Stati Uniti con un tweet il presidente Trump prannuncia per oggi il via libera come dichiarato in campagna elettorale alla costruzione di un nuovo muro antimmigrati al confine col Messico.
Il muro al confine col Messico promesso da Donald Trump in campagna elettorale si fara’ ma il progetto non e’ stato ancora definito. L’esempio citato in passato dal neo presidente e’ stato quello della Grande Muraglia cinese, con un costo previsto dallo stesso tycoon sugli 8 miliardi di dollari. ”Al 100% a carico del Messico”, continua a ribadire Trump, che pero’ ha spiegato come solo una volta, in un articolo sul Washington Post: se il Paese non accettera’ di pagare ”una somma una tantum”, verra’ cambiata una regola dell’US Patriot Act (una legge anti terrorismo) tagliando cosi’ parte dei fondi inviati dagli immigrati messicani in patria attraverso i bonifici.
Insomma, se gli Usa saranno costretti a sborsare i soldi, ”poi il Messico ci rimborsera’ in qualche modo”, come ha detto anche recentemente.
Il transition team intanto ha chiesto al dipartimento dell’ Homeland security (corrispondente al ministero dell’interno, ndr) di valutare tutti gli asset disponibili per la costruzione della barriera. Dogane e staff per la protezione dei confini hanno inoltre identificato oltre 650 km dove potrebbe essere eretta una nuova barriera, lungo i circa 3.200 km di frontiera tra San Diego e Tijuana che lambiscono quattro Stati Usa – California, Arizona, New Mexico e Texas – e sei Stati messicani.
Al momento circa 1.030 chilometri sono gia’ protetti da forme di recinzione non contigue, costruite in tre diverse operazioni. Si tratterebbe quindi di aggiungerne altre, meno pero’ di quelle esistenti. E potrebbe non essere tutto muro, ma in parte anche una serie di recinzioni con reti metalliche o filo spinato, come ha ammesso Trump dopo l’elezione, in accordo con quanto proposto dai repubblicani al Congresso. Alla fine, quindi, potrebbe essere una operazione tutto sommato limitata, non certo una nuova Muraglia cinese, ma di grande impatto mediatico sull’ immaginario collettivo di un elettorato che continua a gridare “Build the wall, build the wall”.
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