Il giro della prostituzione in Italia conta circa 70mila operatrici, 9 milioni di clienti e, se adeguatamente regolamentato, potrebbe portare nelle casse del fisco italiano dai 5 ai 10 miliardi l’anno. E proprio quello di una laicissima regolamentazione è l’intento della proposta di legge presentata dalle senatrici del Partito democratico Maria Spilabotte, Valeria Fedeli e Monica Cirinnà e dai loro colleghi Pasquale Sollo e Sergio Lo Giudice, e presentato anche da Alessandra Mussolini. Una regolamentazione che, a cinquantacinque anni dalla legge Merlin, si propone "non certo di riaprire le case chiuse, perché non vogliamo più riproporre quel modello – dice la Spilabotte sgombrando il campo dagli equivoci – Si va in tutt’altra direzione, il testo di legge punta a evidenziare la differenziazione da fare tra il riconoscere diritti a chi vuole esercitare liberamente e inasprire le pene per chi utilizza la prostituzione per il proprio arricchimento". E perché no: anche per incrementare le entrate nelle casse dello Stato.
"Il 61 percento degli italiani ritiene che la prostituzione vada regolamentata – continua la prima firmataria – e di questi l’81 percento che vada tassata". Operazione che, per esempio, in Germania è già in vigore e che porta all’erario 6 miliardi l’anno. La proposta di legge punta in sostanza a una regolamentazione della prostituzione ("che non è reato secondo la Merlin"), che preveda il rilascio di un patentino, una certificazione di idoneità psicologica, l’iscrizione alla Camera di commercio e un inquadramento dal punto di vista fiscale.
"L’intento è quello di limitare i danni apportati dalla tratta delle donne nel nostro Paese. Nel vulnus della mancata regolamentazione si inseriscono più di 60 cartelli malavitosi che della prostituzione fanno il proprio bancomat, le istituzioni devono intervenire per non rendersi conniventi".
Valeria Fedeli, vicepresidente del Senato, dice "no ad approcci proibizionisti o alla non distinzione tra tratta e autodeterminazione". E anche per Alessandra Mussolini, unica esponente non Pd (ma il ddl è appoggiato anche dai fuoriusciti del Movimento 5 Stelle Bencini e Battista) "l’argomento non deve essere più un tabù. E’ venuto il momento di affrontare il tema di chi vuole liberamente fare l’operatrice del sesso in piena libertà, pagando le tasse e maturando alla fine anche la pensione. L’ala ultra-cattolica che snaturò la legge sulla fecondazione assistita, dovrà fare forse per la prima volta un passo indietro".
Secondo la Mussolini "quello che si deve fare è una legge che elimini tutto quello che c’è accanto o dentro la prostituzione: droga, mafia. Servirà non certo una schedatura, ma una sorta di sorveglianza sanitaria". Sorveglianza che, spiega Lo Giudice, "sarà su base volontaria", mentre necessaria sarà la collaborazione dei sindaci: di fatto sarà vietata la prostituzione in strada (sebbene, dice la Cirinnà, "a Roma tutti i sindaci hanno affrontato la questione come un problema di sicurezza, il modo più sbagliato"): di contro si prevede l’abolizione del reato di favoreggiamento per il proprietario di casa che affitta a una prostituta.
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