Angelino Alfano detiene le redini di un partito avvolto in un ginepraio di contraddizioni, una bolgia di papabili premier ed un postribolo di dichiarazioni.
In caduta libera nei sondaggi (Pdl stimato al 13%) dopo essersi imposto sullo “Scalfari azzurro” per fissare le primarie il 16 di dicembre, perde definitivamente l’appoggio di Berlusconi, intenzionato ora più che mai a tornare in campo con una lista nuova, fresca, composta da lavoratori e magari che rievochi il ’94, perché no, tirando fuori il simbolo di “Forza Italia” ancora vivo sulla pelle di coloro che dietro quel nome hanno ricamato i loro successi.
In questo desolante quadro s’aggiungono tempi stringenti che non permetteranno di fare le primarie all’americana, ma all’italiana. E cioè con regole certe per far vincere il segretario, con una campagna elettorale ridotta al minimo per osteggiare la Meloni in netto recupero, e boicottando l’outsider Samorì.
A proposito dell’avvocato modenese, indiscrezioni parlano di un incontro con il Cavaliere che adesso, prima di definire il timing delle sue prossime mosse, si vorrebbe divertire a far scottare il delfino col cerino in mano. Infatti in un passaggio di Chianciano (la kermesse organizzata dal M.i.r), Samorì ricordava come molti colonnelli e caporali, senza meriti di campo, siano diventati generali con l’uscita di scena del Cav. Ed infatti, pensiero di Silvio, è la presa d’atto che Alfano sia ostaggio dei pretoriani ex AN, oramai padroni del partito.
E così, questa pare essere la chiusa della più grande intuizione berlusconiana, che puntava a riunire sotto lo stesso tetto tutti i moderati italiani e adesso, come nelle migliori famiglie, si ritrova mele marce capaci solo di chiedere gli alimenti.
Angelino indaffarato a fare la badante, prenda atto del fallimento. Da aggregatore maggioritario, finiremo per fare la costola laica dell’Udc.
Twitter @andrewlorusso
Discussione su questo articolo