La crisi economica si fa sentire sempre piu’ all’interno delle famiglie italiane e colpisce soprattutto le condizioni di crescita dei bambini e le prospettive dei giovani. Gli italiani cambiano progressivamente il proprio stile di vita rispetto ai consumi, riducendo non solo gli acquisti per l’abbigliamento e per la casa ma anche la spesa alimentare. Parallelamente, cresce il numero di persone che si rivolge ai servizi di bisogni sociali. Una fotografia drammatica quella fornita dal Rapporto sulle politiche contro la poverta’ e l’esclusione sociale 2012, redatto sulla base di statistiche Istat e Caritas e di elaborazioni autonome dalla Commissione di Indagine sull’Esclusione Sociale (Cies). Secondo il rapporto, i poveri relativi, vale a dire le persone con reddito nettamente inferiore alla media europea, nel 2011 in Italia ammontavano a 8.173.000, pari al 13,6% della popolazione, mentre i poveri assoluti, quelli senza reddito sufficiente ad acquisire un livello minimale di benessere, erano 3.415.000, pari al 5,7%. Sono inoltre calcolate tra gli 800 mila e i 3.200.000 le persone deprivate materialmente, con una bassa intensita’ lavorativa e a rischio di poverta’e tra i 15 e i 25 mila i poveri estremi senza tetto.
Sono i giovani, la categoria sociale che maggiormente e’ stata colpita dalla crisi finanziaria, in termini soprattutto di esclusione dal lavoro: il 2011 ha registrato oltre 300 mila ragazzi che hanno cercato invano un’occupazione. Risulta invertito, invece, il trend occupazionale degli stranieri (+121 mila dal 2010 al 2011), che hanno maggiore capacita’ di adattamento alla domanda di lavoro.
Per quanto riguarda i bambini, sono 1.710.000 nel 2011 i minori che vivono in famiglie povere, il 70% dei quali nel Sud d’Italia. Particolarmente a rischio risultano le famiglie monogenitoriali: in Italia sono relativamente povere circa 286 mila nuclei e assolutamente povere 140 mila. Gli anziani, invece, costituiscono la parte della società piú resistente alle difficolta’.
Tra le aree geografiche, il Meridione costituisce lo scenario piu’ allarmante: l’analisi della Cies colloca al Sud 6.400.000 persone a rischio povertà, 3.800.000 povere e 2.500.000 in una condizione di povertà da sottosviluppo.
‘I trasferimenti monetari possono dare un supporto ma non risolvono il problema della povertà’, secondo il sottosegretario del ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali Maria Cecilia Guerra, che annuncia una ‘sperimentazione con Comuni di oltre 250 mila abitanti, ai quali, utilizzando un finanziamento ad hoc di 50 milioni, viene fornito uno strumento di sostegno economico che va a integrarsi con politiche mirate su realta’ specifiche, costantemente monitorate’.
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