Ci risiamo. Silvio Berlusconi è pronto a compiere la sua ennesima giravolta. “Se Monti si candida, io mi tiro indietro”: così il Cavaliere durante la presentazione dell’ultimo libro di Bruno Vespa. “Se mi candido? Dipende da come si sviluppano le cose: posso fare il coordinatore, il regista di uno schieramento ampio che arrivi a comprendere il centro che si sta formando con Casini, Montezemolo, Giannino. Un centro che mira a una adesione di Monti a questa iniziativa. Non credo che Monti accetti di diventare uomo di parte o di partito, ma ove il presidente Monti decidesse di aderire a questa richiesta, anche lo schieramento moderato aderirebbe tutto in suo supporto". Poi, rivela: "Durante una visita a palazzo Chigi, io stesso ho proposto a Monti di essere lui il candidato alla presidenza del Consiglio di tutto lo schieramento moderato, ma lui mi ha detto chiaramente di non essere interessato. Ma se cambiasse idea, io non avrei obiezioni a ritirare la mia candidatura, potrei accettare di essere il coordinatore del ressemblement moderato o dedicarmi solo alla campagna elettorale per il mio partito".
Dunque l’uomo di Arcore non esclude a priori di tornare a correre per Palazzo Chigi. Continua a fare l’equilibrista e a non sciogliere il nodo che riguarda la sua candidatura, che – sottolinea – ha accettato perché “spinto dai miei”. Eppure, confessa, “da parte mia c’era e c’e’ una giusta esigenza di consegnarmi ad un periodo di riposo, ma se c’e’ bisogno di una mia attiva presenza io ho sempre detto che sono a disposizione”.
Silvio è convinto che il centrodestra possa arrivare ancora al 42%, come in passato. E ricorda: "Nel 2008 avevamo il 37,4 per cento dei voti. Dopo la fondazione del Pdl arrivammo al 42 per cento. Da focus fatti al nord, al centro, e al sud risulterebbe oggi che praticamente nessuno di quegli elettori che allora ci diedero fiducia sarebbero non disposti oggi a votarci”. Quegli elettori “si sono rifugiati nel non voto, ma potremmo riconquistarli se fossimo in grado di presentarci con un buon programma e uno schieramento di uomini nuovi e capaci”.
Il Cav attacca il Colle: "Io ho avuto a che fare con presidenti della Repubblica tutti schierati dall’altra parte e ho avuto molte difficolta’ a convincere questi presidenti che molte volte, troppe volte, mi hanno negato l’urgenza e quindi l’operativita’ dei decreti legge".
Ed ecco la frecciata contro Gianfranco Fini: “Nel 2010 tentai di fare la riforma della Giustizia ma Fini che e’ vicino all’Anm ha tenuto la riforma nel cassetto. Noi abbiamo protestato e la riforma e’ andata in commissione giustizia dove Fini aveva messo il suo avvocato e ritenuto in coerenza di riporre il disegno di legge”.
Per Berlusconi è importante che gli italiani diano la maggioranza a un solo partito: "Bisogna cambiare l’architettura dello Stato. E per questo serve che un solo partito abbia la maggioranza, e che gli italiani capiscano che votare per i piccoli partiti e’ dannoso non solo per il Paese ma anche per loro stessi". "In Italia il governo e il presidente del Consiglio non hanno la possibilita’ di fare delle cose di profondo cambiamento".
ALFANO? IN POLE POSITION PER CANDIDATO PREMIER "Non e’ affatto escluso che Angelino Alfano, che ha tutta la mia stima e che io considero il migliore protagonista della politica e una persona importante per il futuro del Paese, sia il presidente del Consiglio. E’ assolutamente possibile, anche la Lega accetterebbe sua candidatura. Alfano e’ quindi in pole position".
PDL, "POTREBBE RESTARE NOME MA CON SIMBOLO FORZA ITALIA" "Potrebbe non necessariamente essere una modifica del nome, se non riuscissimo a fare in tempo per i gruppi in Parlamento avremo il simbolo di Forza Italia sulla scheda, ma tenendo il nome Popolo della Liberta’".
EX AN? CON LORO OPERAZIONE APERTA IN TOTALE VICINANZA "Abbiamo messo insieme 7 partite con il Pdl. Stiamo pensando in accordo amichevole se non sia opportuno passare da uno a due partiti". "E’ una operazione aperta", fatta "in totale vicinanza" con gli ex An, dice l’ex premier. "Ma potrebbe finire che non se ne fara’ niente…".
MEDIASET, "SENTENZA POLITICA, UNO SCHIFO DELLA DEMOCRAZIA" "E’ una sentenza politica, uno schifo inaccettabile della democrazia".
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