Silvio Berlusconi, in un’intervista al tedesco ‘Bild’, il quotidiano europeo piu’ diffuso, conferma: il Popolo della Libertà presto tornerà a chiamarsi Forza Italia. E lui è pronto a fare il candidato del centrodestra alle elezioni del 2013: "Ricevo tante richieste molto insistenti. Posso solo dire che non abbandonerei mai il mio partito, il Popolo della Libertà, che d’altronde riavra’ presto il suo vecchio nome: Forza Italia”. Una semplice frase che basta a scatenare un polverone: ma allora è vero, si torna al ’94? E gli ex An che oggi stanno nel PdL, accetteranno di entrare in una nuova Forza Italia? E se si torna al vecchio, allora il nuovo, il PdL, ha davvero fallito?
Sì, il PdL è stato un fallimento. Sì, almeno nelle intenzioni del Cavaliere, si torna al ’94. E sugli ex An, gli interrogativi sono diversi: se qualcuno di loro afferma che le sigle contano poco e che è meglio parlare di programmi, altri proprio non ci stanno a fare parte di un nuovo partito tutto basato sull’immagine di Silvio Berlusconi e basta.
La situazione è in pieno svolgimento. Le agenzie sono intasate dalle reazioni più diverse. Silvio conferma dunque che il PdL si trasformerà in Forza Italia, qualcosa che dà diritto a Italo Bocchino, vicepresidente di Futuro e Libertà, di dire “avevamo ragione noi”: "Con ritorno a Forza Italia, Berlusconi certifica il fallimento del Pdl. Noi avevamo ragione e lui torto". Lo stesso afferma Rocco Buttiglione, presidente Udc: “Se Berlusconi torna a Forza Italia vuol dire che il progetto del PDL e’ fallito, e quindi ben avevamo fatto noi dell’UDC a non imbarcarci in quella avventura”.
Francesco Storace, leader de La Destra: "Vent’anni fa nasceva Forza Italia. Non mi iscrissi. Se rinasce vent’anni dopo, non credo che sia prevista l’iscrizione con amnesia”.
Altero Matteoli, uno dei ‘colonnelli’ ex An, in tv spiega: "Non riesco a scaldarmi al nome del partito, a me interessano i contenuti, il programma, gli obiettivi. Comunque si riuniranno gli organi del partito e decideremo. La discesa di Berlusconi in campo ha messo al riparo la questione della leadership, ora dobbiamo parlare tra noi e individuare programma e obiettivi". Si fa sentire anche Ignazio La Russa: "Un partito non cambia il nome con un annuncio a un giornale tedesco. Con Berlusconi c’e’ un rapporto splendido, dal punto di vista politico e umano. Questo non mi impedisce di dire che la sua candidatura ci puo’ stare e puo’ essere anche una soluzione vincente se si tratta di difendere la storia dei governi Berlusconi, ma non si puo’ cambiare da un giorno all’altro un progetto, un programma. Ci vedremo, ne parleremo e si fara’ qualsiasi cosa decideremo di fare". Per l’ex ministro “non va interrotto il progetto iniziato con Angelino Alfano che deve dare al Pdl un orizzonte piu’ lontano nel solco dell’alternativa alla sinistra. Se si pensa che sia salvifico un salto all’indietro, al ’94, quando FI prese il 21% dei voti e An il 13%, si sbaglia. Il Pdl puo’ prendere anche il 38%, come e’ accaduto alle ultime elezioni politiche. Qualcuno li ha fatti questi calcoli?”. In conclusione, “escludo che l’attuale composizione del Pdl possa accettare di fare un salto all’indietro al ’94 col miraggio di un partito liberale di massa che non si e’ mai riuscito a realizzare".
Per Giancarlo Galan, esponente di punta del PdL, forzista della prima ora, “a Berlusconi si possono imputare tante cose ma non di non essere coraggioso. Si ritenta con Forza Italia consapevoli degli errori fatti e delle difficoltà che troveremo. Alemanno non e’ d’accordo? Pazienza”.
Proprio Gianni Alemanno chiede che le primarie non vengano abbandonate: "Abbiamo eletto Alfano segretario con la chiara indicazione di una successione a Berlusconi. Poi un mese fa c’è stato un ufficio di presidenza in cui si è deciso di fare le primarie. Oggi non possiamo dire ‘scusate, abbiamo scherzato’, torna Berlusconi. Un conto è la candidatura a premier di Berlusconi, un altro e’ andare a una ‘ri-personalizzazione’ forte del partito". Intervistato da “La Repubblica”, il sindaco di Roma Capitale avverte: “Una svolta di questo tipo sarebbe poco digeribile da chi, nel frattempo, ha acquisito una sua presenza e una forza politica al di la’ del partito carismatico delle origini. Origini piuttosto lontane ormai. Il gruppo dirigente del Pdl dovrebbe riflettere rispetto a una inversione a U così repentina. In un partito come minimo, per un cambiamento del genere, si riuniscono di nuovo gli organi e si discute. Altrimenti così diventa tutto incomprensibile”. Alemanno incontrerà Berlusconi mercoledì “per cercare di capire da lui cosa ha in mente”. Le primarie, però, “si devono fare. Servirebbero anche a Berlusconi per rilanciarsi".
Fabrizio Cicchitto, capogruppo PdL alla Camera, prova a fare il pompiere: “Leggiamo esternazioni di chi si augura rotture rispetto all’attuale configurazione politica del Pdl. Francamente ci sembrano follie. E’ cosi impegnativa la battaglia politica che ci attende per le prossime elezioni politiche che tutto si puo’ fare tranne auspicare rotture fra le forze che hanno dato vita al Pdl. Anzi, questo e’ il momento dell’unita’, al di la’ del dibattito sulle sigle che francamente non ci appassiona, anche perche’ vogliamo capire fino in fondo di cosa parliamo in termini di aree politico-culturali, di forze sociali e di democrazia interna. Sarebbe proprio paradossale che nel momento nel quale stiamo scegliendo di ricandidare Berlusconi il centrodestra si divida addirittura in piu’ formazioni politiche". Eppure, secondo alcuni, è proprio quello che succederà: l’attuale PdL si spaccherà in più parti. Sarà davvero così? Aspettiamo.
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