"Cari colleghi e colleghe, permettetevi di chiamarvi cosi’". "Fare l’insegnante e’ un lavoro bellissimo, ma purtroppo malpagato". Applauso e risate. "Per trasmettere contenuti e’ sufficiente un computer, per capire come si ama, quali sono i valori, e quali le abitudini che creano armonia nella societa’ ci vuole un buon insegnante". Applausi.
Papa Bergoglio ha suscitato consensi e simpatia nell’incontro con la Uciim, associazione cattolica di dirigenti e insegnanti medi e ha colto l’occasione per disegnare il suo sogno di una scuola dalle porte "spalancate": "Aprite le porte, spalancate le porte della scuola" ha invitato, "le periferie della scuola, non possono essere abbandonate all’emarginazione, all’ignoranza, alla malavita".
Memore dei suoi trascorsi di insegnante, quando a 28 anni, nel 1965, aveva la cattedra di letteratura al Collegio de la Imaculata Conception di Santa Fe’, papa Francesco ha raccontato il suo "bel ricordo delle giornate passate in aula". "Insegnare e’ un lavoro bellissimo peccato – ha aggiunto – che gli insegnanti siano malpagati". "E’ un peccato questo, che siano malpagati – ha proseguito – perche’ non e’ solo il tempo che spendono li’ per fare scuola, poi devono prepararsi, pensare a ognuno degli alunni, come aiutarli ad andare avanti. E’ vero – ha aggiunto – e’ una ingiustizia, io ho presente il mio Paese, che e’ quello che conosco meglio: ebbene i professori per avere uno stipendio che sia utile devono fare almeno due turni, ma come si riesce con un impegno di due turni?".
Comunque insegnare "e’ un lavoro bellissimo, e malpagato, perche’ consente di veder crescere giorno dopo giorno le persone che sono affidate alla nostra cura". In una societa’ che fatica a trovare punti di riferimento, ha argomentato, e’ necessario che i giovani trovino nella scuola un "riferimento positivo". Che abbiano cura soprattutto per gli studenti "difficili", "disabili, stranieri, disagiati". "Se vi occupate solo di quelli che sono bene educati – ha detto – che merito avete? Ce ne sono, eh, ce ne sono di quelli che hanno fatto perdere la pazienza, ma quelli dobbiamo amarli di piu’". Insegnare e’ anche un compito "difficile", ma l’insegnante non e’ mai solo, fa parte di una "comunita’ educativa".
Servono "insegnanti capaci di dare un senso alla scuola, allo studio e alla cultura, senza ridurre tutto alla sola trasmissione di conoscenze tecniche ma puntando a costruire una relazione educativa con ciascuno studente, che deve sentirsi accolto ed amato per quello che e’, con tutti i suoi limiti e le sue potenzialita’". "Per imparare i contenuti e’ sufficiente il computer, – ha rimarcato il Papa – ma per capire come si ama, per capire quali sono i valori e quali abitudini sono quelle che creano armonia nella societa’ ci vuole un buon insegnante".
Sul tema scuola oggi e’ intervenuto anche il segretario della Cei, Nunzio Galantino, su Tv2000. "In merito all’attuale disegno di legge, – ha detto – dico che se si tratta di un mezzo bicchiere pieno, incalziamo il governo, il ministro, il sottosegretario – persone che, a quanto vedo, hanno voglia di fare – perche’ possa, un poco alla volta, diventare pieno, perche’ sia cio’ da cui i ragazzi possano abbeverarsi seriamente". "Tante volte – ha aggiunto – le riforme della scuola sono state fatte badando a quanti soldi avevamo e a quanti ne dovevamo risparmiare. Mi pare che questo progetto cominci a mettere al centro lo studente".
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