Ci dispiace dover dissentire da molte delle affermazioni di papa Bergoglio e non poterci unire al coro delle lodi che gli vengono rivolte, soprattutto da coloro che la Chiesa l’hanno sempre osteggiata. Ad essere sinceri, fin dai primi tempi dopo la sua elezione, papa Francesco ci aveva lasciato perplessi. Con i suoi "buona sera" e "buon pranzo", sembrò che Bergoglio volesse dimostrare di essere semplicemente "uno di noi".
Da modesti profani, la distanza dal carisma di papa Wojtyla o dalla spiritualità di papa Ratzinger, ci sembrò grande. Ma si trattava di una percezione personale, alla quale non dovremmo accennare, se non fosse per quello che è seguíto. A cominciare dal "chi sono io per giudicare", riferito agli omosessuali. Quella frase, diffusa globalmente dai media, sembrò significare l’abdicazione a duemila anni di magistero della Chiesa, nel momento in cui crescono le richieste di riconoscimento delle coppie gay che, da liberali quali siamo, riteniamo lecite ma non parificabili al matrimonio, che ha un ben diverso valore e ragione di essere nella società civile.
Altra affermazione di papa Bergoglio che non comprendiamo è la dichiarazione che "il proselitismo è una solenne sciocchezza". A chi può riferirsi? Non certo alle conversioni forzate, che sono lontane nei secoli. E allora questa enunciazione sembra delegittimare ogni proselitismo. É forse una solenne sciocchezza il proselitismo in favore dei diritti umani, compresi quelli degli omosessuali, negati in tanti Paesi? Come in quelli dove chi porta una croce, o beve vino, o manifesta un’opinione contraria al regime, viene incarcerato e frustato, dove le donne sono sottomesse e, se hanno una relazione non consentita, vengono condannate a morte.
Non condividiamo poi la acritica accettazione di papa Bergoglio di luoghi comuni del conformismo prevalente, come la teoria del riscaldamento globale per colpa dell’uomo, per la quale non dovremo attendere quattrocento anni, come nel caso di Galileo, per una rettifica.
Papa Bergoglio critica frequentemente il capitalismo e l’economia di mercato, ma evita di condannare il comunismo. La CCDHRN (Commissione Cubana per i Diritti Umani) ha denunciato che nel solo mese di dicembre a Cuba ci sono state 930 persone arrestate per motivi politici, e sappiamo che sono migliaia ogni anno. Deploriamo che nel suo viaggio a Cuba papa Bergoglio sia andato personalmente ad ossequiare il dittatore Fidel Castro in una delle sue sontuose residenze, e non abbia voluto ricevere i rappresentanti degli oppositori, che vivono in ristrettezze e che sono continuamente perseguitati.
Arrivando a Nairobi, dove i terroristi islamici avevano massacrato centocinquanta giovani, Bergoglio ha dichiarato che "il terrorismo nasce dalla povertà". Dissentiamo totalmente. Gli atti di terrorismo fanno parte della guerra dichiarata contro l’Occidente, che il Papa sembra non voler riconoscere. Infatti, anche quando i terroristi uccidono altri musulmani, lo fanno perchè li considerano occidentalizzati, apostati o miscredenti.
É fuorviante e pericoloso non riconoscere l’origine e le motivazioni del nemico che ci sta colpendo. Il terrorismo islamico ha radici che poco o nulla hanno a che fare con la povertà. Il più sanguinario dei terroristi è stato Osama Bin Laden, miliardario saudita, che i suoi attacchi e le sue stragi le ordiva non in nome dei poveri, ma per combattere la civiltà occidentale e il nostro sistema economico che, non lo si deve dimenticare, pur con tutti i suoi difetti, è quello che più e meglio di tutti gli altri ha saputo togliere le masse dalle carestie e migliorare le loro condizioni di vita.
Lamentiamo che papa Bergoglio voglia riferirsi alla povertà in un contesto erroneo, che ci richiama alla mente le strumentalizzazioni di quei regimi totalitari che, dichiarando di agire in nome del popolo e dei poveri, la povertà l’hanno fatta crescere e l’hanno equamente distribuita tra tutti i loro sudditi.
Infine, nel momento in cui l’Italia e l’Europa sono invase da milioni di extracomunitari totalmente alieni alla nostra cultura, non possiamo condividere l’invito di Bergoglio all’accoglienza indiscriminata e a spalancare le nostre frontiere, già fin troppo aperte e indifese. Oggi ci sono opinionisti e politici, purtroppo ancora in minoranza, che si rendono conto del grave pericolo che incombe e che sostengono giustamente che la prima e urgente misura da prendere sarebbe quella di fermare l’invasione che è in corso, invece di agevolarla o di considerarla inevitabile.
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