Giornate piene quelle che sta vivendo l’Italia politica in questo periodo, anche in assenza di un governo e in presenza di un Parlamento che non riesce ancora a lavorare a pieno ritmo, visto la situazione d’incertezza che colpisce anche il lavoro di Camera e Senato e soprattutto delle commissioni. E poi nulla si muove fra le forze politiche: il BelPaese è in stallo, avvitato su se stesso, e la via d’uscita ancora non si vede. Più che sulla formazione di un esecutivo, i partiti sembrano orientati allo scontro che riguarda il Quirinale. Già, è proprio il Colle, per qualcuno, la partita più importante da giocare, con il PdL che da tempo teme di essere tagliato fuori dai giochi. Silvio Berlusconi infatti l’ha detto e ripetuto più volte a chiare lettere: al Quirinale ci vuole una persona moderata di centrodestra. E certo non bastano le parole di Bersani, che ha parlato di una scelta dell’inquilino del Colle che deve essere presa a “larghissima maggioranza”. Il centrosinistra ha i voti per eleggersi quasi da solo un capo dello Stato (gli mancano solo 9 voti per arrivare al numero magico di 504) alla quarta votazione; questo Berlusconi lo sa e non vuole certo rischiare di perdere il treno. Dunque? Il centrosinistra potrebbe spingere o verso un nome non politico, in grado di aprire alle altre forze in parlamento, tipo quelli di Gustavo Zagrebelsky o Stefano Rodotà. Oppure puntare allo strappo, cercando di portare al Quirinale Romano Prodi, ed è proprio questo il nome che al leader del PdL piace meno. In caso di accordo con Berlusconi potrebbero trovare spazio Giuliano Amato, Franco Marini o lo stesso Napolitano. Outsider – con il voto dei montiani – resta "l’economico" Ignazio Visco. E il Movimento 5 Stelle? I grillini si consultano via web e cercano una rosa di loro nomi: i bene informati parlano al momento di Gino Strada in pole position.
Tutto questo mentre il governo italiano ancora non c’è. Certo, Mario Monti siede ancora a Palazzo Chigi, ma è un premier dimissionario, ed inoltre ci sono state le elezioni ed è giusto che il BePaese abbia un nuovo governo. Ma sappiamo che le forze politiche fino ad oggi non sono state capaci di trovare un accordo: da una parte il Pd ha sempre detto no alle “larghe intese” chieste dal PdL, dall’altra il Movimento 5 Stelle ha spiegato di non volere avere nulla a che fare con i partiti tradizionali, suscitando anche la delusione di tanti elettori 5stelle già stanchi di un Beppe Grillo che non riesce a passare dalla protesta alla proposta.
E i saggi scelti da Giorgio Napolitano? Il capo dello Stato ha parlato di un termine di 8-10 giorni entro cui i “prescelti” dovranno terminare il proprio lavoro. E poi? Che succederà? Probabilmente Napolitano sarà costretto a convocare un ultimo giro di consultazioni per presentare alle forze politiche i risultati di questi 10 giorni di sforzi. Ma fra 10 giorni saremo arrivati al 12 aprile: se pensate che il 18 aprile potrebbero essere convocati i Grandi elettori, capite bene che il clima in quei giorni sarà davvero di fuoco. L’auspicio è che grazie anche al lavoro dei gruppi decisi da Napolitano alcuni nodi possano essere sciolti e il clima possa essere dunque meno teso. Giorgio Napolitano non può sciogliere le Camera – vive il suo “semestre bianco” – e anche per questo il voto a giugno sembra ormai essere un’ipotesi lontana. Tuttavia in molti sono pronti a scommettere che prima di Natale il Paese tornerà alle urne. Per il Pd sarebbe “un disastro”, per il PdL forse la possibilità di vincere alla grande. Con una nuova legge elettorale, naturalmente: non perché sia la cosa più urgente per il Paese, ma perché se si andasse a votare con il Porcellum si rischierebbe di avere dopo il voto la stessa identica situazione che viviamo oggi. E allora sì che sarebbe davvero un macello.
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