Torna al lavoro Barack Obama e subito si rimette in marcia per una svolta verde, a partire dall’appello a nuove regole in campo di energia pulita. Lo fa intervenendo di persona al National Clean Energy Summit a Las Vegas, un segnale chiaro che il presidente non rinuncia alla sua battaglia per un’America piu’ sensibile all’energia pulita, con un occhio sempre alla sfida posta dai cambiamenti climatici, nonostante le tensioni e gli interessi che ad oggi hanno frenato su leggi e percorso politico condiviso. Il suo messaggio questa volta mette al centro le famiglie, le aziende, i consumatori, proponendo un cambio di marcia per facilitare usi e investimenti in energia verde. A partire dalle fonti rinnovabili su cui anche spinge l’acceleratore.
In particolare Obama vuole nuove regole che consentano attivita’ energetiche ‘pulite’ e permettano di raggiungere gli obiettivi fissati dal presidente di tagliare le emissioni del 26-28% nei prossimi dieci anni, con il fine ultimo di contrastare i cambiamenti climatici. E per questo promette interventi esecutivi. Questa la linea, che sul piano pratico puo’ voler dire aprire per una maggiore diffusione di pannelli solari per esempio, o altre soluzioni innovative per sfruttare fonti di energia rinnovabile, anche promuovendo e implementando programmi gia’ esistenti che facilitano finanziamenti alle famiglie impegnate a modificare le modalita’ di consumo energetico.
L’intervento si inserisce in un dibattito particolarmente acceso negli Stati Uniti dove e’ in corso da tempo un braccio di ferro sui cambiamenti climatici per esempio, che il presidente vorrebbe in cima al’agenda per la politica energetica scontrandosi pero’ con il muro alzato dei repubblicani, particolarmente difficile da scalfire al Congresso dove sono in maggioranza. Non manca tuttavia chi rimprovera anche al presidente una spiccata sensibilita’ per gli interessi della grande industria, quella petrolifera in particolare. Gruppi ambientalisti si dicono particolarmente delusi per la recente decisione della Casa Bianca di dare il via libera a trivellare per l’estrazione di greggio nell’Artico al lago dell’Alaska.
L’ok dall’agenzia federale competente riguarda in particolare le attivita’ di Shell: organizzazioni ambientaliste ritengono tali interventi particolarmente dannosi per la fauna locale, che comprende anche specie animali a rischio estinzione, gia’ provate dalle conseguenze dei cambiamenti climatici, ma l’organo di controllo ha sostenuto il via libera finale alla luce delle garanzie fornite dal gigante petrolifero in tema di protezione ambientale e capacita’ di prevenzione e intervento in caso di rischi.
Con gli ambientalisti si e’ schierata la candidata per la nomination democratica Hillary Clinton che definisce la regione un "tesoro unico" affermando che "alla luce di quello che sappiamo, non vale la pena correre il rischio". Obama tira dritto, anche se annuncia una visita in Alaska i primi di settembre per "andare a vedere di persona gli effetti dei cambiamenti climatici".
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