E’ con una cauta dose di speranza che il mondo arabo, soprattutto quello delle ‘primavere’ passate o ancora in corso tra qualche difficoltà, guarda al Barack Obama del secondo mandato. Soprattutto perche’, come ha osservato il segretario generale della Lega araba Nabil el Araby, nei secondi quattro anni alla Casa Bianca e’ piu’ facile per un presidente portare a termine la sua missione e assumersi le ‘difficili’ responsabilita’ che si trova di fronte, non essendo piú in campagna elettorale permanente.
Al presidente, che nel suo primo mandato ha schierato il suo paese accanto alla forza multinazionale contribuendo a rovesciare il colonello libico Muammar Gheddafi, guarda oggi il Consiglio nazionale siriano, esprimendo l’auspicio che Obama metta la crisi siriana ‘in testa alle priorita’ del suo nuovo mandato per giungere ad una rapida caduta del regime di Bashar al Assad’.
L’opposizione confida in Obama per ‘la realizzazione delle aspirazioni del popolo siriano a scegliere il suo governo e il suo presidente’, e’ il messaggio che viene dagli oppositori del regime siriano mentre dall’Iraq, paese che le truppe Usa hanno lasciato alla fine dello scorso anno, il premier Nuri al Maliki, ha espresso la speranza che la rielezione di Oabama ‘aiuti a risolvere i problemi internazionali e a combattere l’ estremismo’.
Duplice il segnale venuto dall’Egitto, retto dalla rivoluzione dello scorso anno dalle forze islamiche schierate contro quella che ritengono un’ingerenza eccessiva di Washington, per decenni alleato strategico dell’ex rais Hosni Mubarak.
Il numero due del partito di maggioranza relativa, il braccio politico dei Fratelli musulmani, Essam el Eryan, ha detto che la rielezione di Obama non cambia nulla per il mondo arabo e per l’Egitto, che devono contare su se’ stessi e sulle proprie risorse, senza la ‘dominazione americana’. Ma dal presidente egiziano Mohamed Morsi, esponente di primo piano della Fratellanza, sono venute parole piu’ concilianti. Morsi ha auspicato un rafforzamento delle relazioni ‘di amicizia’ fra i due paesi per realizzare ‘gli obiettivi comuni in materia di giustizia, liberta’ e pace’. Obiettivi condivisi con gli Usa anche per l’Arabia Saudita, il cui sovrano, re Abdallah, ha inviato un messaggio di congratulazioni ad Obama segnalando le ‘strette relazioni storiche’, fra i due paesi. ‘In questa occasione elogiamo la forza delle strette relazioni storiche tra i nostri due paesi amici che intendiamo sviluppare in tutti i campi’, scrive il sovrano saudita, mentre il presidente tunisino Moncef Marzouki sollecita il mantenimento delle buone relazioni avviate dopo la ‘rivoluzione della liberta’ e della dignità’.
Agli Usa di Obama guarda, infine, anche la Lega araba, dall’inizio delle primavere chiamata a gestire crisi e trasformazioni, e per la quale resta sempre aperta la questione palestinese . ‘Sta al presidente Usa rieletto per il secondo mandato avanzare nuove iniziative per portare la pace in Medio Oriente’, ha detto el Araby, rilevando che una pace ‘giusta e globale’ nella regione che ‘assicuri uno stato indipendente per i palestinesi’ sarebbe nell’interesse di tutti, anche dello stesso popolo Usa.
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