Comitato di Presidenza CGIE riunito ieri e oggi alla Farnesina. Tra le questioni affrontate anche i criteri di ripartizione geografica dei consiglieri Cgie eletti all’estero, che stanno già facendo molto discutere. Carozza ha ricordato come negli anni passati si è cercato un "equilibrio tra rappresentanza e rappresentatività": "Fin dalla legge istitutiva del Consiglio generale – ricorda Carozza – la ripartizione non si è basata mai solo sul numero degli italiani residenti all’estero". Oggi però le cose sono cambiate: "Si modifica la composizione del Cgie e la sua struttura – spiega, infatti, il segretario -, il decreto dell’aprile 2014, convertito in legge a giugno, contiene un articolo che dice che la composizione del Consiglio generale si basa solo sul numero degli italiani residenti. A questa legge io e tutto il Cgie abbiamo dato parere positivo ma ci era sfuggito questo articolo. Lo ammetto: è stato un errore. Lo abbiamo capito subito e subito ho scritto al ministero ma non abbiamo avuto risposta”.
“La ripartizione che ci ha presentato ieri il sottosegretario Giro – continua Carozza – ci appare dunque squilibrata: su 43 consiglieri, 24 sono in Europa e 14 in America Latina (7 in Argentina) gli altri 5-6 nei Paesi anglofoni extraeuropei. Oggi in Consiglio sono rappresentati 22 Paesi mentre nel nuovo sarebbero 15-16".
Si tratta per Carozza "di un approccio politico sbagliato" ed è quindi importane ora "sollecitare un decreto urgente per ristabilire l’equilibrio tra Paesi, tra rappresentanza e rappresentatività" perché "così come hanno deciso in una notte di rinviare le elezioni dei Comites, potranno decidere presto anche su questo punto".
Carozza si affida poi a un detto francese usato solo qualche tempo fa dall’allenatore della Roma Rudi Garcia: "Dobbiamo rimettere la Chiesa al centro del villaggio" perché le cose vanno messe a posto e nella loro giusta proporzione.
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