Rigore, crescita e riforme. Tre medicine che salvano la vita solo se prese insieme. Questa e’ la ricetta del presidente della Repubblica alla vigilia dell’avvio del semestre di presidenza italiana dell’Unione europea. Un’Europa che ci controlla occhiuta, richiamando l’indisciplinato partner italico al rispetto delle regole, quasi Bruxelles temesse oggi pericolose fughe in avanti da parte di Roma. E oggi l’Unione europea ha stilato una pagella impietosa nella quale mette l’Italia tra i rimandati insieme a Croazia e Slovenia. ”Squilibrio macroeconomico eccessivo", e’ la diagnosi che ci invita a fare ”riforme efficaci” e soprattutto ”un intervento di manutenzione sui conti pubblici, visto che l’aggiustamento strutturale per il 2014 appare insufficiente”.
Un richiamo all’ordine al quale risponde – seppur indirettamente – Giorgio Napolitano da Tirana che assicura come rigore e politiche europee di sviluppo non siano assolutamente in contraddizione: ”una nuova stagione di crescita economica sostenibile e compatibile con l’equilibrio dei conti pubblici e’ indispensabile per ricreare fiducia, ma deve essere accompagnata da nuovi sviluppi istituzionali e politici nel senso di una maggiore integrazione e di una piu’ netta legittimazione democratica dell’Unione”, ha spiegato parlando al Parlamento albanese. Un ragionamento che il capo dello Stato porta avanti da mesi e che nelle ultime settimane sta assumendo toni accorati: ”e’ arrivata l’ora che in Europa si metta l’accento sulla prospettiva del rilancio e dello sviluppo" perche’ "non possiamo sopportare ancora a lungo una tendenza crescente alla disoccupazione, soprattutto giovanile", ha ricordato senza mezzi termini. Anche perche’ il boccino europeo dal prossimo primo luglio passera’ in mani italiane e, nonostante le concomitanti elezioni per il rinnovo dell’Europarlamento, sara’ proprio il governo Renzi a dover indirizzare le priorita’ delle discussioni in sede europea. E il capo dello Stato non ha dubbi su quale sara’ l’indirizzo da seguire: ”nel corso del semestre di Presidenza della Ue l’Italia porro’ in primo piano l’obiettivo della crescita e della lotta alla disoccupazione", ha garantito anche oggi. Naturalmente per essere incisivi bisogna presentare all’Europa un volto diverso dell’Italia, avere – se non realizzato, almeno in cantiere – un bel pacchetto di riforme economiche e aver dato prova che si fa sul serio anche sulle riforme istituzionali.
A proposito di riforme, c’e’ la vicina e ”amica” Albania che sta duramente lavorando per avvicinarsi a Bruxelles. Percorso non facile e non breve, al compimento del quale l’Italia dara’ una mano. A partire dal semestre di presidenza durante il quale Roma fara’ il possibile per far ottenere a Tirana lo ‘status’ di Paese candidato, primo passo essenziale per una futura adesione. L’Albania e’ un Paese che ”negli ultimi 20 anni ha compiuto un percorso straordinario, del quale l’Italia e’ stata attento testimone e partecipe sostenitore, anche in ambito europeo”, ha spiegato Napolitano durante la sua visita di Stato. ‘E’ chiaro a tutti che il posto dell’Albania e’ in Europa, per storia, per cultura e per valori” e per queste ragioni l’Italia, ”come in passato, non fara’ mai mancare fiducia e sostegno” al Paese delle Aquile. Piu’ che un impegno una promessa per un Paese che e’ ripartito da zero dopo i 40 anni di isolamento totale voluti da Enver Hoxha, molto legato al nostro Paese (quella albanese e’ la seconda comunita’ d’immigranti), dove quasi tutti parlano italiano.
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