Un lungo incontro – svoltosi in ”un clima costruttivo” e caratterizzato da tanta ”concretezza” – nel corso del quale sono stati esaminati tutti i problemi che preludono alla formazione di un nuovo Governo: dal programma da identificare all’orizzonte temporale (2018), fino al profilo della squadra. Il tutto accompagnato da un dettagliato esame della situazione parlamentare, in particolare dello stato di avanzamento della riforma della legge elettorale che deve essere condotta in porto con l’aiuto dell’opposizione guidata da Silvio Berlusconi. Insomma, i problemi del Paese e i conseguenti impegni del Governo nei prossimi mesi.
Ce n’e’ abbastanza per procedere con cautela ed attenzione nella formazione della squadra di governo, come ha confermato lo stesso Renzi uscendo dallo studio del presidente subito dopo aver ricevuto l’incarico: ”abbiamo intenzione di lavorare in modo serio sui contenuti. L’attenzione e’ sui contenuti e l’orizzonte di legislatura necessita di qualche giorno di tempo", ha spiegato ricalcando quasi le stesse parole pronunciate da Giorgio Napolitano al termine delle consultazioni. Non a caso Renzi ha elencato una rosa di priorita’ per i prossimi 120 giorni da far tremare le vene nei polsi. Obiettivi ambiziosi che prevedono, ad esempio, la riforma della Pubblica Amministrazione ad aprile e quella del fisco gia’ a maggio. E che richiedono i nomi giusti nei posti giusti. Bocche cucite al Quirinale sui nodi identificati da Napolitano e Renzi.
Il Colle smentisce che si sia parlato di ministri e ministeri. Ma esaminando priorita’ in Italia e sfide da vincere in Europa e’ naturale che si valuti il peso politico e si disegnino profili, almeno per i dicasteri con maggiore proiezione estera come l’Economia e gli Esteri. Ragionamento valido sempre ma ancor piu’ dirimente oggi, alla vigilia del semestre italiano di presidenza dell’Unione europea. Un semestre che rappresenta un’occasione da non perdere. Sia Napolitano che Renzi pensano che l’Italia debba guidare alla vittoria il drappello di Paesi ormai convinti che sia ora che il rigorismo tedesco lasci entrare politiche comuni per la crescita. Ma per affrontare ‘super Angela’ serve peso specifico e non leggerezza, servono nomi che garantiscano le cancellerie europee che l’Italia non abbandonera’ la strada del controllo dei propri conti pubblici. E che abbiano la forza, la competenza e l’autorevolezza di trattare alla Pari con Berlino e i Paesi nordici.
Comunque, a confermare l’attenzione e la preoccupazione con cui l’Europa guarda a Renzi e al suo Governo ci ha pensato anche oggi il commissario agli affari economici Olli Rehn: ”l’Italia e’ un Paese profondamente europeista e confido che continuera’ a rispettare i Trattati che comprendono anche quello di stabilita’ e crescita". Piuttosto chiaro. Anche in quest’ottica si puo’ leggere il ‘warning’ generale lanciato dal premier incaricato subito dopo il lungo colloquio al Quirinale: ”e’ fondamentale che le forze politiche di maggioranza per quanto riguarda il programma di governo e tutte le forze dell’arco costituzionale per quanto riguarda le riforme siano ben consapevoli dei prossimi passaggi". Una consapevolezza che sembra aver metabolizzato lo stesso Renzi. Intanto in serata, a conferma dell’attenzione del presidente ai vincoli economici, e’ salito al Quirinale il Governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco.
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