ALe luci si spengono, si accendono le polemiche. Napoli, la città di Napoli, rischia di rimanere al buio. Le luci che la illuminano potrebbero spegnersi in tempi brevissimi. Dato ormai come imminente, l’eventuale black-out non è originato da cause naturali o da programmazione strutturale. Napoli al buio troverebbe facile e corretta interpretazione nell’atteggiamento dell’amministrazione comunale. Evidentemente cattivo pagatore, il Comune ha accumulato un debito di 40 milioni con il gestore pubblico della società consortile Ati Citelium, che gestisce la distribuzione dell’energia elettrica in città. In parole crude e povere, il Comune di Napoli non paga la bolletta, è in forte arretrato dal 2010. Malgrado ripetuti solleciti, non solo non ha onorato il debito; si è sottratto addirittura, finora, al pagamento di una tranche concordato con l’azienda creditrice. Il sindaco Luigi de Magistris aveva garantito il versamento di 2,5 milioni di euro entro fine settembre. Soldi mai pervenuti, come è prassi consolidata quando il debito riguarda quei comuni in dissesto economico. Diventano dilatori, rinviano, sfuggono finchè possono.
Normale che Napoli faccia parte, a pieno titolo, della lista dei cattivi pagatori e dei grandi debitori. Esagerata in tutto, nonché unica, non poteva negarsi l’eventuale privilegio di diventare la prima città d’Italia a rimanere al buio. Il rischio è serio. A giorni potremmo constatare anche lo spegnimento degli spettacolari, romantici, spagnoleggianti, lampioni che segnano le strade e le piazze principali di Napoli. I vertici del consorzio Ati Citelium fanno notare che non si tratta di semplice minaccia, ancorchè sostanziosa: è concreta infatti la possibilità che a Napoli venga staccata la corrente. “Una scelta dovuta” precisano con toni giusti i dirigenti del consorzio. Il Comune è inadempiente, non paga le bollette. Laddove la società di gestione spende un milione e mezzo di euro per garantire la manutenzione e l’erogazione dell’energia elettrica. Il Comune di Napoli è debitore; l’imponenza dei crediti inevasi impedisce che Ati Citelium possa caricarsi di ulteriori esborsi. Il mancato incasso di almeno parte del credito ha messo in agitazione i dipendenti della società. Temono di perdere il posto di lavoro. La paura è stata rappresentata nel sit-in organizzato dai lavoratori davanti a Palazzo San Giacomo, la casa della città, il motore dell’attività amministrativa. “Se il Comune non paga i debiti pregressi, noi dipendenti rischiamo di non poter incassare lo stipendio. Le mensilità che spettano a noi, garanti della luce in città e della manutenzione su tutto il territorio”.
Il fatto è serio, la diatriba pure. Ati Citelium intende procedere nell’azione di forza. Potrebbe staccare davvero la luce a Napoli, retta da un’amministrazione in difficoltà che ritiene non sia arrivato ancora il momento di pagare. Finta distratta o che cosa? Arcisicura o convinta che Ati Clitelium non ricorrerà mai alla decisione estrema. Quella drastica e definitiva: lasciare la cittadinanza al buio, in una città totalmente priva di luce, prigioniera di un black-out senza precedenti. Presto sapremo. Ma senza soldi, leggi il pagamento di almeno una tranche del debito di 40 milioni di euro, a Napoli non resterà accesa nessuna luce. Laddove i pensieri e le azioni dell’amministrazione comunale sembra che non contemplino il rischio di ritrovarsi con Napoli al buio. Il sindaco de Magistriis si è precipitato di recente a Roma: avrebbe bussato a quattrini. Domanda di riserva: il premier Monti o i suoi uomini di fiducia ne hanno accolto le accorate istanze?
Napoli che non paga la bolletta della luce assicura, per contro, la propria disponibilità a farsi carico della somma necessaria per riportare le regate degli Ac45 nel mare davanti a via Caracciolo. Soldi veri, non bruscolini, 4 milioni e 200 mila euro. Un milione è stato già versato a settembre all’Acea, il consorzio che organizza le World Series di Coppa America. Un altro milione sarebbe pronto per la prossima settimana. Ma ad una sola imprescindibile condizione: la sottoscrizione di un nuovo contratto per l’evento velico internazionale. Gli organizzatori statunitensi hanno fatto e disfatto, sconvolgendo il format della manifestazione. L’Italia ne esce ridimensionata, azzoppata: al momento resta in vita solo la tappa di Venezia. Proprio alla città lagunare Napoli dovrà soffiarla. Penalizzata senza colpa, Napoli assicura che i soldi per la vela ci sono; non ancora quelli per pagare la bolletta della luce.
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