Come per Nicolo’ Carosio, Sandro Ciotti, Enrico Ameri, cosi’ Alfredo Provenzali era qualcosa di piu’ di una voce conosciuta: e’ stato un ‘pezzo’ dell’identita’ degli italiani, l’emozione delle loro domeniche. Per decenni quella voce morbida e cortese, cosi’ come quella dei suoi colleghi, ha accompagnato le domeniche di chi – radiolina a portata di mano – trascorreva la giornata fuori porta, al bar, allo stadio, in famiglia. Simbolo di un calcio che oggi fa fatica a sopravvivere, ormai in ostaggio del sistema televisivo mondiale, la voce di Alfredo Provenzali ‘ha tenuto compagnia’ e – come appunto quelle di Carosio, Ameri, Ciotti – ha emozionato con garbo, come solo la radio fa.
Anche un campione di oggi come Alessandro Del Piero ha ricordato in questi termini quella voce, esprimendo via twitter un sentimento che e’ proprio di milioni di persone: ‘Mi ricordo quando da piccolo ‘vedevo’ le partite alla radio. Ricordo Alfredo Provenzali, voce di tante domeniche’. Erano, quelle del bambino Del Piero, le stesse domeniche vissute da milioni di italiani lungo tutta la penisola. ‘Scusa Ameri, scusa Ameri…’ diceva via radio Provenzali, raccontando da uno dei tanti campi ‘Tutto il calcio minuto per minuto’. E quell’interruzione era – ogni volta – un’emozione tanto individuale quanto collettiva. Un’emozione che milioni di italiani individualmente ricordano oggi ‘con affetto’, come ha detto il parlamentare genovese del Pdl Roberto Cassinelli.
Nato a Genova il 13 luglio 1934, Alfredo Provenzali e’ morto nel giorno del suo compleanno, a 78 anni. Ingegnere navale mancato (gli mancava un esame alla laurea), entro’ in Rai giovanissimo, a Genova, dopo un’esperienza al Corriere Mercantile, e la sua prima, vera passione fu la pallanuoto. Ma in Rai ebbe modo di seguire i principali eventi sportivi del pianeta, con una passione particolare per nuoto e ciclismo. Due i ricordi piu’ sentiti: il primato mondiale negli 800 stile libero di Novella Calligaris a Belgrado nel 1973 e il record dell’ora di Francesco Moser a Citta’ del Messico nel 1984. Eventi sportivi che Provenzali racconto’ con emozione ‘ma sempre con assoluto rigore – ha ricordato il collega Emanuele Dotto, anche lui genovese -. Se c’e’ un insegnamento che Alfredo ha lasciato a tutti noi e’ questo: gli ‘scoop’ possono far male a tanta gente, ogni notizia deve essere sempre verificata’. Per questo anche il collega Bruno Gentili, oggi ‘voce’ televisiva della Nazionale, lo ha ricordato come ‘un maestro’. ‘Alfredo era un signore del microfono, e lo era anche nella vita: elegante nella forma e nella sintassi, e anche nell’assorbire i duri colpi di questo mestiere. Se ne va un maestro. Con Ameri e Ciotti e’ stato un grande: a noi piu’ giovani ha insegnato il rispetto per il microfono e per la notizia, ci diceva sempre di avere timore come la prima volta’. Domani i funerali a Genova. Alfredo Provenziali lascia la moglie Marisa, insegnante, e la figlia Paola, giornalista come lui.
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